di Stefano Vinti Un tribunale di Rangoon ha condannato Daw Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace del 1991 e leader dell’opposizione alla giunta militare fascista che comanda la Birmania, a tre anni di lavori forzati per aver violato gli arresti domiciliari. La sentenza è stata commutata dal dittatore Than Shwe a 18 mesi di arresti domiciliari. La condanna è stata causata da uno strano incidente che ha visto protagonista uno strano americano. Un pretesto per impedire alla leader della Lega per la democrazia di ritornare protagonista della politica in Birmania. Il regime golpista al potere in Birmania se la ride delle proteste poco più che formali di Usa, Ue e Onu e continua la sua politica di repressione di tutti i movimenti democratici e delle richieste di libertà per le migliaia di detenuti politici che affollano le carceri birmane. Suu Kyi ha accolto la lettura della sentenza con un laconico “grazie per il vostro verdetto”. Un verdetto inaccettabile che impone a tutti coloro che amano la libertà di battersi per la sua liberazione immediata e per quella di tutti i prigionieri politici, per la messa al bando internazionale della giunta militare golpista, per l’avvio di un vero processo democratico in Birmania. Condividi