violenza donne.jpg
di Silvana Sonno Il 10 agosto, a Perugia, la città dove vivo, è stato ritrovato il corpo di una giovane straniera nei pressi del Palasport, nascosto dal suo assassino tra gli sterpi. E’ stata massacrata di botte e investita con l’auto. Mi ha ricordato l’uccisione di Pasolini, ma lei non è una poeta né un personaggio famoso di cui si continuerà a parlare a lungo dopo la sua morte. Lei è “solo” una donna, ammazzata da qualcuno che non è molto diverso dagli assassini che negli ultimi giorni – ma l’elenco è lungo e viene da lontano - hanno ammazzato altre donne, italiane: mariti e parenti, questi ultimi, forse un “cliente” di non chiara nazionalità quell’altro sciagurato, ma tutti hanno in comune la violenza assassina che si riversa sui corpi inermi di donne che da quando la Storia ha memoria di sé catalizzano l’aggressività, le frustrazioni, l’impotenza di tanti uomini, anche “normali”, anche “per bene”. E non la fermerà questa violenza nessuna legge liberticida che individua negli stranieri i responsabili d’ogni nefandezza e perversione. No, questa violenza sta a noi donne fermarla, in primo luogo gridando forte – tutte insieme – che le donne non sono il capro espiatorio della tragedia della storia, che non ci stanno più a rimanere blandite/sopite nel sonno di morte che la cultura patriarcale assegna loro come condizione; devono darsi la forza – ognuna a tutte, in ginergia – di reagire e denunciare la cultura dello stupro come paradigma di ogni oppressione, sofferenza, contaminazione e chiamare anche gli uomini che si dicono solidali, benevolenti, consapevoli delle colpe del loro genere a sostenerle, ma nei fatti. Con le leggi, contro le leggi, con la ferma volontà di tirarsi indietro se ce n’è bisogno, con l’ accettare - in primo luogo dentro di sé – lo smantellamento doloroso ma vitale delle idee preconcette del patriarcato e fare largo all’autodeterminazione femminile nelle scelte sul corpo, sulla sessualità, sul lavoro, sulle relazioni, acconsentendo che le parole delle donne abbiano spazio nei luoghi delle decisioni, della cultura, della politica. Nessuna/o potrà riportare in vita le donne morte e quest’ultima cara sconosciuta, abbandonata per terra come spazzatura, non avrà forse giustizia, come non l’ha certamente avuta nella sua vita di migrante, ma almeno si potrà provare a fermare la mattanza che insanguina le coscienze di tutte/i e soprattutto di coloro che davanti a questi orrori, che nei nostri tempi sono diventati al tempo stesso più visibili e più invisibili, si nascondono dietro lo specchio dei problemi e delle colpe sempre “altrui”. Vedere Nominare e Agire per spazzare ciò che copre gli inganni di una presunta società del benessere per tutti, come possibilità non più eludibile per Realizzare vie di scampo. Intanto, poiché in questi giorni molte/i di noi staranno a naso in su per catturare qualche stella cadente non lasciamoci sfuggire l’occasione di inviare empaticamente - tramite le stelle - un ultimo saluto alla nostra sorella, che di una buona stella aveva bisogno in vita e non può avere ormai che un luminoso pensiero di vicinanza in morte. Condividi