Il dibattito politico condotto sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali e anche locali sembra aver espunto, con radicale e costante pervicacia, il tema della costruzione della Federazione della Sinistra di Alternativa. In altri tempi, un simile processo costituente, che coinvolge la storia e l’identità dei Partiti che si richiamano direttamente al socialismo, al grande patrimonio di lotte e conquiste in difesa della classi subalterne, avrebbe occupato le prime pagine dei giornali; nei tempi che viviamo, purtroppo, non è così: ci si appassiona della corsa alla segreteria del PD ( non abbiamo avuto il piacere di sentire neppure una proposta forte, sui principali temi che interessano i cittadini, da parte di Bersani e Franceschini ), oppure delle lotte di potere e degli equilibri all’interno della PDL ( quando non degli scandali ).
E non è di certo solo questione di rapporti di forza mutati e di consistenza elettorale. Sembra ci sia un deliberato ostracismo, volto a nascondere il fatto che la sinistra alternativa, pur non godendo obiettivamente di ottima salute, sta comunque provando ad uscire dal baratro in cui l’hanno gettata le scelte affrettate e sconsiderate del 2007 – 2008 ( vedi Arcobaleno ), per ritrovare le ragioni di un’unità vera e non fittizia, per costruire uno schieramento forte, compatto, realmente e non demagogicamente anticapitalista e alternativo. Uno schieramento, marxianamente parlando, di opposizione allo stato di cose presente, di contrasto netto, senza se e senza ma alle politiche neoliberiste, antipopolari, guerrafondaie condivise in larga parte by – partizan da PD e PDL, ma anche di proposta seria e concreta, uno schieramento che venga percepito come utile dalle classi lavoratrici, dai pensionati, dagli studenti, dagli strati minori del lavoro autonomo, da chiunque vive del proprio lavoro ed è sfruttato, oppresso dall’ordinamento economico e sociale esistente.
Progettare questo schieramento, alternativo alla koinè moderata e liberista di Pd e PDL, viverlo e costruirlo dal basso, con la spinta e l’entusiasmo che solo un’impresa diversa dalla semplice fusione di apparati richiede, non è un lusso : è una necessità, se i comunisti non si pongono il traguardo di sparire dal panorama politico, buttando a mare 200 anni di gloriosa storia, consegnando il Paese ad un bipartitismo fasullo, che non intercetta i bisogni di larga parte del popolo italiano. Come ha giustamente sottolineato il compagno Ferrero parlando il 18 luglio alla platea del Centro congressi Frentani a Roma , questo soggetto, comprendente il PRC, il PDCI, SOCIALISMO 2000 e altre sensibilità e aree serve, oltre che a superare gli sbarramenti imposti da leggi elettorali che sono diretta emanazione delle leggi truffa degli anni ’50 ( e anche di qualche anno addietro….. ), anche e soprattutto a “ evitare che il 5 % di cose che non condividiamo ci obblighino a rompere, come è stato in passato “, a sinistra.
Di compattezza, di unità, di forza, c’è bisogno, se non si vuole morire di consunzione e ridursi ad un ruolo di mera testimonianza, incapace di incidere concretamente sulle grandi scelte di politica economica, di politica estera, di politica sociale. Lo abbiamo detto tante volte, lo abbiamo scritto a caratteri cubitali, lo ripetiamo ultimamente come si trattasse di una liturgia e non di una grande sfida che obbliga a rimetterci tutti in discussione. Non sarà dunque male cominciare ad approcciare il discorso con concretezza, delineando alcuni capisaldi e ponendo qualche paletto per evitare che il processo di costruzione di uno schieramento unitario si trasformi, come purtroppo quasi sempre è avvenuto, nella costituzione di un’accozzaglia di simboli o in uno scioglimento di forze politiche e movimenti che invece vanno salvaguardati nella loro identità.
1)La costituzione della Federazione di Sinistra Alternativa ( proprio perché la forma scelta è quella federale ), non può voler dire scioglimento del Partito della Rifondazione Comunista, e di qualsiasi altro Partito e movimento, in una sorta di “ Arcobaleno bis “. Al contrario, la forza del PRC ( il Partito meglio organizzato e più capillarmente presente, anche nella crisi attuale ) deve essere il fulcro, e non la vittima sacrificale del processo federativo, come da qualche parte si auspica.
2)Dentro a questo scenario, si deve lavorare con convinzione ad una riunificazione dei comunisti superando la scissione del 1998 : non con una fusione di apparati, che non serve e non verrebbe capita dall’elettorato, bensì con un reale processo democratico e dal basso, a partire dal reale funzionamento, a tutti i livelli, del coordinamento tra i due Partiti. Il tutto rispettando, certo, i tempi giusti ed i giusti modi, ma anche senza sedersi fatalisticamente ad aspettare, con asiatica passività, che ciò che deve essere compiuto si compia da sé, per una sorta di arcana magia. Vanno messi da parte ripicche, gelosie, personalismi, imperdonabili storicamente ed eticamente se si tiene con sincerità alla causa delle classi lavoratrici, alla loro difesa, alla loro emancipazione.
3)Occorre promuovere, a partire da settembre, iniziative, assemblee, riunioni che promuovano il processo di costituzione della Federazione, lo governino e lo guidino con ricchezza di dibattito, di contributi, di spunti critici : più questi saranno presenti e incideranno, meno avranno spazio tentazioni centraliste e dirigiste da parte dei vertici romani dei Partiti, tentazioni che spesse volte si sono tramutate i realtà nella storia dei nostri Partiti e sovente sono state subite.
4)Non è possibile parlare del contenitore tralasciando il contenuto: nel momento in cui si costituisce il soggetto federale, è necessario indicare subito una piattaforma di idee e proposte che dovrà essere portata avanti, senza tentennamenti, nelle istituzioni e nel Paese, nelle vertenze territoriali, nelle fabbriche, nei luoghi della vita associata.
Questa piattaforma dovrà contenere pochi punti chiari e comprensibili : dobbiamo a tutti i costi evitare di redigere un “ messale “ di 100, 200 pagine in cui si parla del mondo e dei suoi massimi sistemi, come purtroppo quasi sempre si è fatto quando si sono costruiti programmi e piattaforme, per una sorta di atteggiamento prolisso e logorroico che è poi servito da copertura per paure, dubbi, titubanze, o peggio, vuoti di pensiero e compromessi. Ecco una possibile piattaforma, che farebbe riacquistare a tutta la sinistra alternativa il senso della propria missione e la credibilità tra la gente:
a)abolizione di ogni forma di lavoro precario; il contratto a tempo indeterminato torni ad essere la regola;
b)reddito minimo garantito per tutti i disoccupati di lunga durata;
c)ripubblicizzazione del ciclo delle acque, assieme ad un grande Piano nazionale per le energie alternative;
d)meccanismo di adeguamento automatico dei salari al costo della vita, almeno nella forma di un conguaglio annuale;
e)abbattimento delle spese militari, ritiro delle truppe dai teatri di guerra, potenziando scuola, sanità e servizi sociali;
f)aumento generalizzato delle pensioni minime;
g)innalzamento dei salari minimi;
h)maggiori risorse per l’edilizia residenziale pubblica, nuova legge sull’equo canone, lotta al fenomeno degli alloggi sfitti, anche con requisizioni in situazioni di emergenza;
i)massimo incentivo alla raccolta differenziata e ai sistemi di riciclo e riutilizzo dei rifiuti alternativi alla termovalorizzazione;
j)massima attenzione al tema della sicurezza, con una politica di vigilanza capillare sì, ma anche di risanamento sociale e urbanistico nelle periferie degradate delle città;
k)cancellazione delle leggi ad personam emanate da Berlusconi e disciplina seria, radicale del conflitto di interessi.
Ecco i temi più importanti, concreti, sentiti dal popolo, dalla nostra gente, che non si è certo “ liquefatta “, ma è stata consegnata, da politiche scellerate oscillanti tra la demagogia, la mancanza di propositività, e la pratica di compromessi al ribasso, all’astensionismo o al voto di protesta.
Esiste in Italia, nonché in Europa, un forte bacino, elettorale e militante, di sinistra alternativa : occorre “ solo “ ( si fa per dire ) essere all’altezza della sfida, costruendo l’unità tra soggetti diversi ma uniti dal comune denominatore del rifiuto del modello di sviluppo e del pensiero dominante, senza cancellare la nostra esistenza e la nostra identità di comunisti, senza la quale non si va da nessuna parte.
Luca Baldelli, segreteria regionale Prc-Umbria, capogruppo Prc Provincia di Perugia
Recent comments
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago