ROMA - Appena ieri Bossi aveva rilanciato a Pontida uno dei tempi che gli sono più cari nelle sua strategia di distruzione dello stato unitario, quello delle cosiddette "gabbie salariali", ed oggi, in un'intervista rilasciata al quotidiano napoletano "Il Mattino", il premier Berlusconi gli pienamente ragione sostenendo che "Quanto alle gabbie salariali tutti condividono l'esigenza di rapportare retribuzione e costo della vita al territorio. Legare i salari ai diversi livelli del costo della vita fra Sud e Nord risponde a criteri di razionalità economica e di giustizia".
Dopo la rottura provocata fra i sindacati sul contratto unico nazionale, siamo ormai all'assalto definitivo ispirato non solo dalle richieste del capo della Lega, ma anche da Confindustria che vede così attuarsi in pieno il suo piano per riportare indietro di decenni la storia del movimento operaio italiano e annullare le più importanti conquiste che sono state pagate spesso con il sangue versato dai lavoratori.
L'attacco di Berlusconi viene portato a condimento delle annunciate misure a favore del Mezzogiorno con l'annuncio che sarà lui - novello Napoleone che fa tutto da solo, come il Mussolini di Palazzo Venezia che lasciava sempre la luce accesa nel suo ufficio per far credere che non dormiva neppure di notte - a guidare la Agenzia per il Sud: "Dobbiamo concepire - ha detto con il consueto linguaggio esaltatorio nei confronti del suo operato - l'intervento straordinario come un grande
New Deal rooseveltiano, come un
piano Marshall per il Sud. Negli Stati Uniti gli squilibri territoriali furono rimossi nel periodo del new deal attraverso un'agenzia di livello federale, non dei singoli Stati: la Tennessee Valley Authority fu messa in piedi dal governo di Washington e non dal governatore del Tennessee. Anche nel nostro caso il ruolo di guida non può essere che del premier".
In ogni caso non sarà una riedizione della vecchia "Cassa", assicura, lanciando un'accusa alla classe dirigente del meridione e sottolineando l'importanza del federalismo fiscale, altro tema assai caro a Umberto Bossi.
"Alla nuova Banca del Mezzogiorno, che vorremmo operativa sin dalla ripresa dopo la pausa estiva, sta lavorando - sostiene il premier - il ministro Tremonti, che ha già reso note alcune coordinate dell'iniziativa". Il governo è convinto del fatto che "le banche che operano nel territorio ma non sono del territorio non bastano" perché "solo un ceto bancario radicato nel territorio ed espressione della classe imprenditoriale locale è in grado di effettuare una politica selettiva del credito" tale da rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno. Il progetto si fonderà sulla rete creditizia delle banche di Credito cooperativo, che nelle regioni del Sud sono presenti con oltre 600 sportelli che nel 2008 hanno raccolto 14,6 miliardi e ne hanno impiegati 10".
I settori su cui punterà il piano? "Infrastrutture, turismo, innovazione. Tutti settori che possono creare un gran numero di posti di lavoro anche per diplomati e laureati", spiega infine.
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