ROMA - "Non è più sopportabile che la Rai, con i soldi pubblici, attacchi il governo", con queste parole il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha investito una giornalista del Tg3 durante la conferenza stampa sull' "esaltante" bilancio del governo nei primi 14 mesi ad una giornalista del Tg3. Nell'occasione il premier non aveva risparmiato i consueti sondaggi che gli assegnerebbero un forte apprezzamento da parte degli italiani, accompagnato da un lunghissimo elenco di presunti successi
Ormai è chiaro a tutti, il premier non sopporta che i giornalisti, con le loro imbarazzanti domande e con servizi che descrivono la realtà delle cose, facciano emergere l'immagine di un Paese assai diverso da quello che si sforza di rappresentarci.
E' del tutto naturale, quindi, che un'uscita del genere da parte di Berlusconi abbia scatenato vivaci reazioni e polemiche, con l'opposizione che parla di "minacce inquietanti" richiamandosi al famoso "editto bulgaro" che caratterizzò la sua precedente esperienza di governo.
Da segnalare anche la replica del presidente dell'emittente pubblica, Paolo Garimberti, che gli fa notare che "Le notizie non hanno colore, vanno date tutte. E l'informazione pubblica deve raccontare i fatti".
Garimberti affida il suo pensiero a una nota ufficiale nella quale si dice disinteressato alla "speculazione politica". Per il resto, spiega: "L'informazione del servizio pubblico non è - e non deve mai essere - nè pro nè contro alcuno, ma ha l'obbligo di raccontare i fatti. Le notizie non hanno colore nè odore e vanno date tutte, sempre, ma tenendole accuratamente separate dalle opinioni. Questo è il dovere del giornalismo, che sia servizio pubblico o privato ed è il suo patto fondante con i lettori e gli ascoltatori, tanto più se pagano il canone".
All'editto bulgaro ha fatto invece riferimento Gianni Pittella (Pd, coordinatore della mozione Bersani) ricordando il discorso con cui Berlusconi chiese (e ottenne) da Sofia nel 2002 l'epurazione di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi dall'emittente pubblica . "Questa volta nel nuovo editto bulgaro di Berlusconi è finito un intero telegiornale della Rai", aggiunge Pittella. "Berlusconi controlla di fatto 5 telegiornali ma non ancora soddisfatto, vuole chiudere il cerchio e imporre a tutti il modello 'Emilio Fede', siamo noi a affermare che è ora di dire basta", continua.
Gli fa eco Vincenzo Vita, sempre Pd, per il quale "la verità è dolorosa e scomoda per Berlusconi, impegnato come è a cercare di raccontare un'Italia che esiste solo nelle veline di palazzo Chigi. Per il presidente del Consiglio quindi anche chi fa semplicemente il suo lavoro dando conto di ciò che avviene nel paese è un pericoloso avversario". Mentre per Giorgio Merlo, componente Pd in commissione vigilanza, "il premier si deve rassegnare. Finché il servizio pubblico esiste nel nostro paese abbiamo un baluardo di libertà, di pluralismo e di informazione credibile. Se i Tg della Rai, tutti compresi, devono obbligatoriamente tessere l'elogio del governo e di chi sta in maggioranza, cessano le ragioni dell'esistenza stessa del servizio pubblico".
Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, ha accusato invece Berlusconi di avere una concezione staliniana dell'informazione e del servizio pubblico: "Al posto della Rai vorrebbe la Pravda", dice. "In quest'ottica è anche più comprensibile ciò che avviene in Rai", continua. "Dalla lottizzazione si è passati all'occupazione militare delle testate e delle reti".
Per Lorenzo Cesa, segretario Udc, Berlusconi descrive un'Italia che non c'è, "in cui va tutto benissimo e dove quello che va male si cerca di farlo scomparire dai telegiornali". "Piuttosto che parlare di crisi, di
famiglie e imprese in difficoltà, Berlusconi preferisce mostrare sondaggi e attaccare la Rai, cantando vittoria su questioni ancora aperte come gli sbarchi, il Sud, i terremotati in Abruzzo e Alitalia. Il premier - conclude Cesa - ci risparmi i suoi spot estivi e affronti i problemi reali del Paese".
Sulla stessa linea Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, che difende il Tg3 e ribatte che i titoli del telegiornale, ricontrollati sul sito, non erano contro il governo, come ha detto il premier: ''E' del tutto evidente che il presidente del Consiglio non accetta più l'esistenza di un Tg che osi parlare ancora di operai, di crisi sociale ed economica, di povertà, insomma di tutti quei temi che Berlusconi ed il suo servizio d'ordine vorrebbero letteralmente espellere dal video''. E aggiunge: "Chi vuole intimidire?"
Non tarda neppure il commento di Franco Siddi: "Compito dei media non è quello di attaccare, ma di dar conto di come vanno le cose, senza omissioni e ponendo le domande giuste per quanto possano essere scomode per qualcuno", dice il segretario generale dell'Fnsi, concludendo: "Non ci abitueremo mai a un presidente del consiglio che ritiene sia compito della stampa libera decantare solo le sue gesta e quelle del governo".
Recent comments
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago