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Maria Pia Piccio Presidente Circolo Legambiente di Stroncone Alessandra Paciotto Presidente Legambiente Umbria Il Circolo Legambiente di Stroncone e Legambiente Umbria, stante il perdurare dello stato di allarme e di preoccupazione che molti cittadini manifestano, ritengono opportuno intervenire di nuovo sulla vicenda prendendo una posizione ufficiale, onde evitare che, come spesso succede nel nostro Paese, tutto finisca nel dimenticatoio e nel silenzio. In primo luogo alcuni interrogativi che non sono stati completamente chiariti: - vorremmo sapere quali altre sostanze, che avrebbero potuto sprigionarsi dall’incendio, sono state ricercate e se si quali sono i dati relativi ad esse; se no, perché e che cosa si aspetta a ricercarle; - si dice che non ci sono danni per la salute e si può stare tranquilli; non è vero, non solo perché potrebbero essersi liberati altri tossici (e non sappiamo se si o se no) ma perché alcune categorie di persone che hanno introdotto diossina nel loro organismo possono aver subito danni immediati: parliamo di donne gestanti o di donne che allattano, che possono trasferire diossina al feto attraverso la placenta, durante la permanenza in utero, oppure attraverso il latte. Sarebbe opportuno che, ove esistano gravidanze o allattamenti in corso, eseguire controlli per evidenziare la presenza o meno di diossina in queste donne. Sugli altri cittadini maggiormente esposti, almeno entro il raggio di 400 metri dal luogo dell’incendio, si potrebbero misurare ugualmente i livelli di diossina presente anche se danni possibili si potranno evidenziare a distanza di molto tempo e sarà difficile allora stabilire in che misura siano attribuibili a quest’evento, servirebbero comunque a restituire un po' di fiducia e sicurezza; - vorremmo sapere se sono state fatte determinazioni di diossina sui prodotti di non immediato consumo, nei quali il tossico potrebbe accumularsi ed essere successivamente diffuso: nei foraggi, nel grano, nell’uva non da tavola, nelle olive; ciò va fatto principalmente per motivi economici, al fine di proteggere i produttori. Infatti solo se si potrà ufficialmente dichiarare l’assenza del tossico da tali prodotti essi potranno essere immessi sul mercato regolarmente e commercializzati alla luce del sole, garantendo anche la salute di chi li consuma, oltre che la legittima remunerazione di chi li ha prodotti; - vorremmo, infine, avere dati precisi sulla presenza di diossina negli animali da allevamento e sui loro prodotti, al fine del consumo immediato e futuro; ciò è indispensabile attualmente e in futuro, in quanto tali animali saranno alimentati con prodotti presumibilmente inquinati, possono e potranno assumere diossina dal terreno sul quale vivono, per diverse vie. Riteniamo che a questi interrogativi vada data finalmente una risposta rapida, certa ed esaustiva proprio per evitare ulteriori allarmismi e preoccupazioni ed evitare ciò che sta di fatto già avvenendo, vale a dire il rifiuto da parte della popolazione di acquistare prodotti provenienti dalla zona, ben oltre i quattrocento metri di maggiore pericolosità. Chiediamo che ci sia una sola voce a parlare, oltre la dialettica politica e le discussioni che avvengono anche nelle sedi istituzionali e che essa lo faccia non solo attraverso atti formali, deliberazioni, ordinanze e quant’altro ma chiediamo anche il rispetto del diritto dei cittadini ad essere informati, ascoltati e chiamati a concorrere alle decisioni secondo le modalità previste dalla legge e dal buon senso della partecipazione democratica attiva. E veniamo all’ultimo punto, relativo al futuro dell’area direttamente interessata, che riguarda sostanzialmente la presenza di diossina nel terreno. E’ questo, infatti, il punto più delicato e complesso, sia per motivi tecnici che economici. Le misurazioni effettuate sostanzialmente riducono l’area a maggiore inquinamento al primo cerchio, dei 400 metri dal luogo dell’incendio, che comunque rappresenta una bella superficie. Sarà bene comunque effettuare/ripetere misurazioni almeno fino ai 600 metri, a diverse profondità nell’immediato e da ripetere nel tempo. Ove i livelli misurati superino quelli che sono stati già individuati come valori pericolosi, dovranno esser presi provvedimenti radicali di bonifica. Infatti il tossico non rimane inerte nel terreno, dove si approfonda lentamente in ragione della sua non solubilità nell’acqua, bensì ritorna in superficie e può essere consumato dall’uomo, sia attraverso i vegetali che lo assorbono tramite le radici, che attraverso la carne ed i prodotti degli animali che vi crescono assorbendo diossina dal terreno (che essi consumano assieme all’erba). E’ ben noto infatti che in piccole quantità la diossina evapora dal terreno e si deposita sull’erba che vi cresce. Come si vede, la situazione non è semplice né tranquilla e richiede non tranquillanti affermazioni bensì ulteriori interventi precisi, approfonditi, come del resto la legge prevede. E soprattutto chiarezza ed informazione certa. A nostro avviso, le autorità competenti dovrebbero costituire a fianco del Sindaco una sorta di gruppo, un comitato, un'unità di crisi che definisca a breve e sottoponga in tutte le sedi opportune un piano di intervento dettagliato e circostanziato, a medio e lungo termine, evidenziando le priorità, le responsabilità, i costi e le provvidenze che dovranno essere adottate nei confronti della popolazione locale, sia per quello che riguarda la salute che gli aspetti economici in termini di danno emergente e di lucro cessante. Questo e solo questo potrà evitare confusione, inutile allarmismo, speculazioni di vario genere e servirà a rendere più tranquilla, perchè maggiormente consapevole, la popolazione. A sostegno scientifico delle affermazioni che abbiamo avanzato, ora come in passato, diffondiamo, assieme a questo nostro comunicato, una nota tecnica redatta dal Prof. Lamberto Briziarelli, già professore ordinario di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia, presso il polo didattico ternano; ribadendo la chiave non ideologica del nostro ambientalismo scientifico. Condividi