di Gabriella Zamboni Si gioca, da piccoli, per imparare i fondamentali della vita di relazione. Si gioca quasi esclusivamente da piccoli, perché l’infanzia è uno stato preparatorio all’adultità e alla socialità. Si continua a giocare anche nelle altre età, un po’ per allontanare le cose pesanti del quotidiano e, ormai sempre più frequentemente, per fottere il prossimo. Da cui i modi di dire: “giocare un brutto scherzo”, “mi ha giocato”, “giocare al rialzo, al ribasso”, “giocare in contromossa” e così via figurando, con i significati più turlupinativi che possano riguardare l’occasione di condividere spazi, situazioni, impegni a fianco di altri simili. Anche “fare gioco di squadra” può a volte nascondere qualcosa di più che un modo solidaristico per affrontare insieme le cose, magari distribuendo la fatica e individuando ruoli e competenze complementari. E’ oggi piuttosto una tecnica per manager d’assalto, team leader incursivi, leoni rampanti che obbediscono al totem dell’obbiettivo da raggiungere a prescindere e, su quel percorso che li separa dal cielo, sono pronti anche a non fare prigionieri! Il gioco dei quattro cantoni, gioco antico, di velocità della percezione e del movimento, per cui i posti sono quattro e i convitati sono cinque e il più lento a cogliere il cambio di posizione e a scattare nella direzione giusta rimane senza posto, è la metafora di tutte le lotte che si combattono ogni giorno per accaparrarsi un posto al sole, senza risparmio di sgomitate e sgambetti palesi o di ammiccamenti, segnali, accordi, preaccordi, subaccordi nascosti alla vista dei più. Anche a Palazzo Comunale si sta giocando a una variante dei quattro cantoni: eletto il Sindaco, nominati i Consiglieri Comunali, costituiti i Gruppi con i relativi Capigruppo, nominato il Presidente del Consiglio Comunale, cariche strutturali, fisse di ogni amministrazione comunale, restano da individuare il numero degli Assessori, i presidenti di questo o quell’ente, i relativi consiglieri di amministrazione, qualche coordinatore di qualcosa, un po’ di rappresentanti in organismi vari, dei signor qualcuno con licenza di far qualcosa in cambio di un po’ d’illusione di potere, d’onore, se non anche di oneri. Tutta roba questa che sta nella categoria della discrezionalità e spesso, purtroppo, anche di una eccessiva discretezza. Così si sta per portare a sette il numero degli Assessori, massimo consentito dalla legge con relativi costi; si sta per mantenere in piedi l’istituzione Corciano Domani con tutto il corredo di cariche che comporta e con i bilanci di gestione che l’accompagnano; si sta per riformulare in parte il consiglio dell’Asilo Tiranti, giocando a chi arriva primo, perché il posto è piuttosto ambito data la consistenza patrimoniale da gestire, e chi riesce a occupare i posti migliori, meglio poi se riesce a fare l’en plein per la propria parte politica, mette su casa e detta legge. Qui le domande fioccano spontanee. Chi resta al centro dei cantoni? Ecco, questa è la variante introdotta: nessuno, o quasi nessuno, si cerca benevolmente di accontentare tutti, di ristorare individui e partiti nel loro desiderio di servire la comunità. Ma ci sono a disposizione tanti posti quanti sono i candidati? Eh, questa è un’altra variante: se ci sono più giocatori, si aumentano i cantoni! I cantoni hanno tutti lo stesso valore o ci sono quelli più ambiti? Qui il gioco dei bambini e quello degli amministratori differisce, e di molto: gli angoli del quadrato sono indifferenti per i piccoli giocatori che devono solo conquistare un posto, ma per gli eletti e i candidabili le cose non stanno proprio così. C’è chi può arrivare a rifiutare un assessorato in favore di una presidenza di un’istituzione, perché non tutti gli assessorati hanno lo stesso valore e non sarà mai che uno si prenda il peggio che è rimasto, la seconda o la terza scelta, quando può disporre di una presidenza di qualcosa, anzi di una Presidenza! Ci sono anche posti di apparente prestigio declassati da altri organismi speculari o quasi. Era previsto dall’accordo di coalizione, consolidato nel programma, un tale rigoglio di posti? Non nel dettaglio, ma nelle linee generali in due punti si richiama, al contrario, l’idea di contenimento: nel paragrafo delle politiche di bilancio, al comma 1, “agire sul contenimento e sulla razionalizzazione della spesa” e, al comma 2, in generale, “ridurre i costi di funzionamento dell’ente”, questo peraltro in piena sintonia con le indicazioni del Patto per il contenimento dei costi delle istituzioni e ai molti richiami provenienti da giornali, da pubblicazioni e dagli stessi cittadini che, appena vengono resi edotti di spese non necessarie, manifestano palesemente la loro indignazione. Il merito, la competenza, l’esperienza la fanno da padroni nell’individuare i candidati? Sono solo gli equilibri di coalizione, proporzionali al consenso, a dettare legge e forse anche qualcosa che non affiora nell’immediatezza e che si evidenzierà nel corso del quinquennio. Quale reazione ha suscitato nei partiti minori della coalizione di maggioranza e in quelli di sinistra in particolare? Per ora non si conosce con chiarezza la risposta che verrà concordata per il Consiglio di domani, ma certo saprà convogliare in un voto l’espressione di una disapprovazione che non può che essere manifesta. Poiché al paragrafo del programma di coalizione, “Partecipazione e cittadinanza”, si afferma che la partecipazione è “un imperativo democratico e l’impegno dei residenti rafforza, legittima e rende più efficace l’azione politica dell’amministrazione”, si informano i cittadini tutti che domani, giovedì 6 agosto, alle ore 17.30, ci sarà il Consiglio Comunale chiamato a decidere del sistema di nuove investiture, al quale non sarebbe male partecipare per vedere chi, tra i nuovi eletti, esprimerà il suo dissenso o proverà a motivare la sua approvazione. Per una cittadinanza consapevole e un elettorato responsabile. O forse anche più semplicemente per giocare a un altro gioco, come a “bugia”, dove si prova a bleffare, ma poi c’è il momento in cui si è chiamati a scoprire le carte. E allora … Condividi