Arte e politica, due campi che da sempre, o per celebrare il potente di turno, o per veicolare messaggi più o meno diretti di critica o di satira ( che dire del “Tributo” del Masaccio, dove pur narrando eventi della vita di Cristo, i gabellieri vestono abiti rinascimentali?) sono andati a braccetto. Il critico d'arte Giorgio Bonomi, lancia oggi dalle pagine del Corriere dell'Umbria un altro spunto di riflessione sullo stato dell' arte – scusate il gioco di parole.
Partendo dal fatto che molte amministrazioni di centrosinistra, tra cui anche Perugia, si avvalgono di consulenti noti nel campo delle arti e notoriamente destrorsi - Bonomi cita Sgarbi e Beatrice – il critico d'arte lascia in secondo piano il fattore delle “tessere” per giungere all'argomento che gli sta realmente a cuore: l'intervento di questi consulenti crea una serie di eventi culturali sia temporanei che stabili, che solo in pochi casi hanno reale valore artistico; per essere più precisi, Bonomi rileva che si assiste ad un fiorire di Musei di arte contemporanea in molte piccole realtà ma scarsamente appaganti per il visitatore, o alla collocazione di sculture moderne, spesso di dubbia qualità, in piccoli contesti urbani.
Bonomi definisce ciò “localismo amorale” e lancia la sua proposta, in effetti perfettamente condivisibile: stornare gli ingenti fondi per queste consulenze e per le loro conseguenze, al fine di creare invece dei veri e propri musei (e non “sale espositive”, come tiene a precisare), acquistare opere d'arte palesemente tali,e conservare e valorizzare quelle già acquisite.
Bonomi ha lanciato il suo sasso nello stagno della cultura umbra, ora non ci resta che aspettare se ci saranno conseguenze alla sua provocazione.
- Luca Spaccini-
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