''Il problema principale è stato tagliare i ponti con una tradizione, piuttosto che costruire un'alternativa credibile''. Massimo D'Alema, in un'intervista al settimanale 'Panorama', analizza i primi 20 mesi di vita del Pd e definisce un errore averlo costruito in contrapposizione ai partiti fondatori, aver fatto prevalere un'impostazione leaderistica e aver così indebolito la ''struttura-partito''.
''Si è pensato che il problema fosse quello di combattere contro i partiti da cui il Pd proviene, contro le loro tradizioni e una parte dei loro dirigenti - sottolinea il presidente della fondazione Italianieuropei - anziché quello di costruire il nuovo partito in rapporto al Paese e alle sue esigenze''.
Quanto a Walter Veltroni, che ha guidato il partito nel primo anno di vita, D'Alema è netto: ''Ha avuto un'opportunità e l'ha usata male''. E aggiunge: ''Sono dispiaciuto perché non ha ottenuto i risultati sperati''.
L'ex ministro degli Esteri non risparmia critiche neanche al meccanismo congressuale, che ''è pensato come se esistessimo solo noi: una gigantesca conta interna, che avviene in due fasi e produce una stagnazione lunga mesi. Un danno per il Paese''.
''E' prevalsa un'idea di partito leaderistico - sottolinea D'Alema - dove conta di più il leader che gli iscritti. Una scelta rispettabile dal punto di vista politico-culturale, ma sbagliata. Su quel terreno c'è un modello ineguagliabile: Berlusconi. Un modello costruito con ben altri mezzi e con una struttura molto potente. Noi invece abbiamo indebolito l'unica struttura che avevamo: il partito''.
Come detto, Baffin di Ferro ne ha anche per Franceschini: ''Franceschini io l'ho portato al governo del paese, come sottosegretario, con l'incarico di occuparsi delle riforme costituzionali. Sono dispiaciuto per questa continua polemica di carattere personale''.
Sulle critiche mosse da Dario Franceschini al vecchio apparato del partito, D'Alema sottolinea: ''Il segretario ha voluto caratterizzare la sua candidatura innanzitutto contro quelli che c'erano prima e il risultato paradossale è che tutti quelli di prima lo sostengono, salvo il sottoscritto. Questo, ripensandoci, fa ritenere che ci si rivolgesse contro una sola persona''.
Altro tema caldo toccato da D’Alema è quello della cosiddetta “questione patrimoniale”. Nei giorni scorsi infatti Franceschini aveva auspicato che il patrimonio immobiliare dei Democratici di sinistra passi ora al Partito democratico.
''So che è stata creata una fondazione che detiene gli immobili a garanzia del debito dei Ds che non abbiamo scaricato sulle spalle del Pd. Protagonista di questa decisione fu Piero Fassino. Se Franceschini vuole contestare la decisione, ne parlino fra loro. E se vuole il patrimonio, si prenda anche i debiti''.
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