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di Daniele Ubaldi (tratto da Spoletonline del 27 luglio 2009) Ma la Minerva esiste ancora, oppure è definitivamente deceduta? Se lo chiede, per bocca di Sauro Pannaccio, il circolo spoletino di Rifondazione Comunista e gli operai dell'ex fabbrica di Santo Chiodo. "L'ultimo aggiornamento di cui siamo a conoscenza - dichiara a Spoletonline lo stesso Pannaccio, a sua volta operaio della Minerva in mobilità - risale allo scorso 9 luglio, quando l'ennesima gara è andata deserta. Qualche voce in giro c'è, si parla di alcuni imprenditori interessati alla Minerva". La notizia trapela anche dagli ambienti vicini al curatore fallimentare D'Agata anche se, inutile dirlo, non c'è nessuna conferma ufficiale in merito. A dirla tutta, non più tardi di due mesi fa lo stesso primo cittadino Daniele Benedetti, all'epoca vicesindaco e assessore allo Sviluppo Economico, aveva rivelato a operai e sindacati l'esistenza di più di un interesse nei confronti della fabbrica, fallita - come si ricorderà - il 18 ottobre del 2007. "Vorremmo conoscere dal sindaco Benedetti - chiede Pannaccio - se questi interessi si sono sopiti nel giro di 60 giorni oppure se sussistono ancora". Pertanto, il rappresentante di Rifondazione - partito che compone la coalizione alla guida della città - chiede quanto prima, attraverso le colonne di Sol, un incontro tra il primo cittadino, operai e rappresentanze sindacali per fare il punto sul "caso" Minerva. Attualmente sono ancora una 50ina i dipendenti in mobilità: infatti, degli oltre 60 che erano, circa 15 hanno trovato altre soluzioni lavorative, a tempo determinato o con contratto definitivo a seconda dei casi. Ma c'è di più. Infatti, con la messa in mobilità degli operai è stato loro corrisposto il trattamento di fine rapporto, grazie al quale hanno potuto saldare il debito d'onore contratto a suo tempo con la Banca Popolare di Spoleto. L'istituto di credito locale, come si ricorderà, aveva offerto agli operai - all'epoca in cassa integrazione - un piccolo anticipo sul tfr, pari a circa 2mila euro, a tassi di interesse minimi. Sempre come si ricorderà, l'amministrazione Brunini aveva dichiarato pubblicamente la propria intenzione di coprire con le proprie casse gli interessi maturati dal debito degli operai. "Una volta percepito il tfr abbiamo ripianato tutti i conti con la banca - conclude Pannaccio - compresi ovviamente gli interessi. Brunini aveva detto che per questi ultimi non ci sarebbero stati problemi: ora attendiamo fiduciosi che la nuova amministrazione mantenga la parola data dalla precedente". Condividi