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Carlo Rossini Un vistoso calo dei flussi turistici (maggiore di altre città vicine), uno scarno cartellone del prossimo Todi Festival, senza alcuna promozione pubblicitaria, la fine della manifestazione “Prima e dopo Festival” appena dopo la prima edizione dello scorso anno, l’interruzione di “TodiNotte” ormai al ventitreesimo anno di attività. Todi, dopo due anni di amministrazione di centrodestra, è vuota, tanto che ormai alcuni esercizi pubblici del centro chiudono spesso alle 21,00. Eppure in campagna elettorale e dopo la vittoria ai tuderti era stato promesso ben altro. Ruggiano ed i suoi, in questi due anni, non solo hanno disatteso tutte le promesse elettorali, ma hanno dimostrato almeno due cose: in primo luogo, ai diversi problemi che Todi deve ancora risolvere il centrodestra non sa dare risposte, ne’ aveva risposte da dare quando si è candidato a governare la città; in secondo luogo, le scelte compiute in questi due anni hanno portato la città ancor più lontana che in passato dalle soluzioni. La vocazione turistico–culturale della nostra città rimane, per molti versi, da sviluppare, ma le risposte non verranno certo da un assessorato, quello alla cultura, gestito come lo sta facendo la Professoressa Bergamini, presa più dai suoi “pallini”, che dalla vita della città. La formula del festival, a distanza di molti anni dalla sua prima edizione, deve essere necessariamente rivista e ripensata, non escludendo a priori che possa persino trattarsi di una formula non più adeguata ai tempi. Al secondo anno di amministrazione, il centrodestra propone un programma scarno, con solo quattro/cinque appuntamenti di rilievo nazionale, non ancora definito e quindi non adeguatamente promosso (e non lo sarà certo ad agosto!). Un festival, insomma, di resistenza ai tagli del governo (così è stato definito), ma purtroppo anche un Festival di scarso richiamo (già poco lo è stato nel 2008, in cui almeno la curiosità per il nuovo corso qualche attenzione l’aveva creata). In questo quadro risulta ancora più incomprensibile la scelta dell’amministrazione di non sostenere più l’iniziativa “Prima e dopo il Festival”, curata nel 2008 da un’associazione culturale privata della nostra città e costata al Comune una cifra irrisoria (2.500 euro). Sicuramente, come, peraltro, già avvenuto lo scorso anno, sarebbe stata una risposta alla riduzione del programma del Festival, ma soprattutto l’occasione per una sinergia fondamentale in tempi di crisi. E, invece, no! Anche una manifestazione di qualità, costata al comune un nulla, è stata esclusa dall’estate tuderte. Nel centrodestra sembra che l’unica preoccupazione di questi mesi sia stata quella di creare una nuova cooperativa per gestire il Todi Festival e poi chissà cos’altro! Nella politica dei tagli è entrata anche la storica manifestazione “TodiNotte”, iniziativa privata che per anni, nelle sere d’estate, ha animato piazze e luoghi significativi della città, con un contributo economicamente molto contenuto da parte del Comune (3.000-5.000 euro ogni anno). A tutto ciò non è seguita alcuna programmazione alternativa in grado di animare l’estate tuderte, cercando di contenere gli effetti della crisi economica sui flussi turistici. Le risorse a disposizione sono state mal gestite, con investimenti inutili e fuori luogo. Quanto si sarebbe potuto fare con gli oltre 200 mila euro spesi per il Lapidario, che a Todi non porta e non porterà mai turisti? Perché, piuttosto che occuparsi della politica culturale della città, l’Assessore Bergamini progetta di “sradicare” 12 pietre dalle mura dell’Ufficio turistico sotto ai Portici per portarle nel Lapidario, buttando tempo e soldi? Non si potrebbe fare altro con i soldi spesi per questa assurdità? Per esempio, si potevano dare contributi alle manifestazioni soppresse! Ed il nuovo, pessimo, allestimento della Sala delle Pietre, quanto è costato? Perché sono state spese decine di migliaia di euro per un varco elettronico alla Consolazione inutilizzato ed inutilizzabile, al quale ci siamo dichiarati contrari fin dal primo momento? Perché investire (solo come Comune, senza considerare tutto il resto) 70, 80 mila euro in un festival ormai divenuto, per stessa ammissione degli organizzatori, di resistenza? Su questi temi Todi si gioca buona parte del suo futuro. Occorre definire un nuovo progetto, di ampio respiro, a partire dalle tante risorse che il territorio esprime (ne sia prova la buona riuscita del concerto dei Jethro Tull e la vitalità delle diverse compagnie teatrali della nostra città). Un nuovo progetto che non nascerà dall’autosufficienza e dalla superficialità di questo centrodestra, incapace di pensare la Todi del domani, tutto preso com’è dai tentativi di dimostrare ogni giorno di aver “fatto” qualcosa. Condividi