di Stefano Vinti, presidente gruppo regionale Prc
Le recenti misure approvate dal governo Berlusconi in materia di finanziamento alle università italiane sono inaccettabili sotto molti punti di vista e contengono un’insidia rilevante, che potrebbe portare alla formazione di atenei di serie A e di serie B e ad una destrutturazione dell’offerta formativa universitaria, rendendola ampiamente disomogenea e creando profonde disparità.
Più che premiare il merito si rischia quindi di creare un sistema universitario a due velocità, in cui vengono premiati gli atenei che già stanno in un contesto sociale, economico e imprenditoriale più favorevole. Infatti, sono al Nord gli atenei più virtuosi secondo i nuovi criteri introdotti dalla Gelmini, e ai primi posti ci sono quelle università che attirano i maggiori finanziamenti privati.
Dunque, che si scelga di destinare una quota di finanziamento pubblico ordinario, per ora il 7 per cento, ma si prevede di aumentare tale percentuale negli anni a venire, secondo i nuovi criteri di merito è la strada maestra per destrutturare l’università pubblica. Di tutt’altro tenore sarebbe stata la scelta di destinare secondo tali criteri finanziamenti aggiuntivi, presi da un fondo straordinario. Invece, si tratta proprio dei fondi per il funzionamento dei livelli massimi di istruzione nel nostro Paese. Risulatato: chi ha più lacune e meno capacità di attirare finanziamenti privati avrà anche meno soldi pubblici. Davvero un capolavoro di inquità da parte del governo delle destre.
I nuovi criteri di merito, poi, hanno avuto l’effetto paradossale di “bocciare” l’Ateneo di Perugia, che fino a qualche mese fa, invece, risultava agli occhi del Ministero della ricerca e dell’uviversità una struttura virtuosa. E non senza ragione. L’università di Perugia si è caratterizzata negll’ultimo decennio per un buon livello di attività di ricerca e di partecipazione a progetti nazionali e internazionali di ricerca. Di più, l’Ateneo perugino ha favorito lo sviluppo di spin-off accademici che hanno dato impulso e hanno facilitato numerose attività imprenditoriali originate da attività di ricerca dei dipartimenti e delle strutture universitarie umbre, dando un notevole contributo al rafforzamento del tessuto economico regionale. Regione e Università, poi, hanno prodotto grandi sforzi per garantire livelli di diritto allo studio elevati che hanno dato la possibilità di accesso a tanti studenti meritevoli, ma di condizioni economiche svantaggiate.
Per questo Rifondazione comunista condivide le critiche avanzate dal Rettore e da autorevoli esponenti del mondo universitario alle nuove misure del “pacchetto università” del ministro Gelmini. Inoltre, le istituzioni e gli enti locali, a partire dalla Regione, devono far sentire la loro voce di protesta presso il Miur e adoperarsi perché vengano rivisti i criteri di valutazione adottati. Perché l’università di Perugia, per la sua storia, il suo prestigio e per quello che rappresenta per l’intera collettività regionale, non può subire questa ingiusta penalizzazione e una riduzione dei finanziamenti.
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