da Liberazione di domenica 26 luglio 2009
Universalismo selettivo. E' questa la definizione da brivido che il libro bianco di Sacconi dà dei nuovi principi che dovrebbero governare i diritti sociali. L'uguaglianza, sostiene il libro bianco, è vecchia e in ogni caso non più sostenibile né per i suoi costi nei servizi pubblici, né per le esigenze di competività che impone il mercato. Si può solo selezionare la scala e il valore dei diritti e assegnarli in base al merito.
Questa filosofia ispira tutte le scelte fondamentali di politica economica e sociale del governo, le decisioni delle imprese, la politica contrattuale della Confindustria. E' così che in realtà si affronta la crisi: aumentando ancora le disuguaglianze che l'hanno provocata.
Un ultimo esempio di questa impostazione lo abbiamo nelle università. Dove una classifica di "meriti" stabilita insindacabilmente dal governo stabilisce chi avrà e chi non avrà i soldi fondamentali per studiare e ricercare. Con il merito si giustifica tutto, ma la sostanza è che basterebbe sostituire a quella parola una più precisa: "discriminazione" e avremmo il significato reale di ciò che si fa. Il merito non serve a premiare i più bravi con un di più rispetto a quanto, secondo la Costituzione, dovrebbe essere garantito a tutte e a tutti. Il cosiddetto merito serve a discriminare proprio nell'accesso ai diritti fondamentali. Interpretano bene questa impostazione quei politici vicentini che sostengono che i presidi debbano essere solo del posto.
Se i diritti per tutti non ci sono più, bisogna selezionare. Contro i migranti prima vengono gli italiani, contro gli italiani prima vengono i padani. Contro i padani prima o poi verranno i padani con gli occhi azzurri e i capelli biondi. Non c'è fine all'orrore che provoca la rinuncia ad affermare i diritti universali. Il federalismo accentuerà tutte queste discriminazioni. Già oggi abbiamo, di fronte ad una crisi uguale per tutti, venti diversi sistemi di cassa integrazione a seconda delle differenti regioni italiane. Il pacchetto anti crisi e tutta l'impostazione della prossima finanziaria si basano sulla scelta di ridurre le spese che possono garantire lavoro e diritti per tutti, selezionando, invece a chi dare e a chi togliere.
L'accordo separato sui contratti, che Fim Uilm e Confindustria, contro la Fiom, stanno ora applicando nel rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, trasferisce l'universalismo selettivo nelle relazioni sindacali. Si riducono il salario e i diritti contenuti nel contratto nazionale, regalando alle imprese enormi spazi di autoritarismo e discriminazione nella gestione delle aziende.
Così mentre si calano i salari del contratto nazionale, la Fiat taglia i soldi del premio aziendale e se i lavoratori si ribellano, come in particolare sta avvenendo a Melfi, è la stessa organizzazione degli industriali, la Federmeccanica, a chiedere la condanna di quelle lotte giudicate irresponsabili. La selezione, la discriminazione nei diritti fondamentali non possono che accompagnarsi a un attacco a fondo alla democrazia. Uguaglianza e democrazia vivono assieme e se si mina l'una si svuota profondamente l'altra.
E' abbastanza chiara la minaccia che il governo Berlusconi rappresenta rispetto alla democrazia nelle istituzioni fondamentali nella Repubblica. E' meno evidente invece che questo autoritarismo istituzionale si fonda su un'aggressione continua a tutti i diritti democratici diffusi. Gli industriali metalmeccanici vogliono imporre un contratto che riduce i salari e i diritti con un accordo separato con Fim e Uilm, che sono in netta minoranza tra i lavoratori. I quali, ovunque abbiano potuto farlo, hanno sonoramente bocciato la controriforma del sistema contrattuale.
Se si riducono i diritti si riducono anche gli spazi di democrazia per le vittime dell'ingiustizia. Per questo lo scontro contrattuale nei metalmeccanici, l'aggravarsi della crisi e l'attacco all'occupazione, le misure selettive e discriminatorie del governo sono un tutt'uno. E in autunno possono diventare l'occasione per un grande scontro sociale. Finora, con poche eccezioni, la politica ha totalmente subito la filosofia e la pratica della selezione sociale, volute dal governo e dai padroni. In autunno lo scontro ci sarà e la politica dovrà pronunciarsi.
Oggi non si difendono i diritti fondamentali se non con una lotta radicale in nome dell'uguaglianza sociale. Senza di essa la deriva verso una società mostruosa diventa sempre più forte. Per questo i piccoli compromessi e il moderatismo sono lussi che la difesa per la democrazia non si può più permettere.
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