SPOLETO - “Pelle Nera Maschera Bianca”, un suggestivo spettacolo sul rapporto tra cultura Africana e Occidentale nel periodo del Post Colonialismo, che fonde insieme musica, danza, immagini video e racconti. L’evento prevede un concerto ricco di ritmi tradizionali africani, per dar vita ad una performance ricca di danze travolgenti di origine tribale e contemporanee, accompagnate da immagini video che si ispirano anche al Film “Appunti per un Orestiade Africana” di P. Pasolini. In totale simbiosi, danzatori, musicisti e immagini video sorprendono continuamente gli spettatori per il sincronismo e l’ancestrale forza degli assoli ritmici alternati ad armonie di insieme. La serata sarà integrata da un aperitivo tipico Africano, in modo da offrire una visione più ampia della loro cultura.
Giovedì 23 Luglio dalle ore 18.30. Sfilata per Corso Mazzini e Spettacolo conclusivo presso i giardini della CASINA DELL’IPPOCASTANO con Aperitivo africano. Musiche e coreografie: Tam Tam Morolà (Senegal) Voce solista e percussioni: Moustapha M’Bengue. Percussionisti: Ismaila M’Baye, El Hadj M’Baye, Alassane Diakhate Mbodj. Danzatori: Odette Gomis, Ndeye Diallo, Jean N’Diaye. Immagini Video: Daniele Ciabattoni e Andrea Paciotto. Direzione artistica: Offucina Eclectic Arts. In collaborazione con: Comune di Spoleto.
Quello che non sei guardalo,
quello che non sei vivilo,
quello che non sei rispettalo,
quello che non sei non è diverso,
è forse quello che sei quando non ti vedi
l’altro sei tu, l’incontro è vita.
Appunti per un Orestiade Africana
Nella primavera del 1968, Pier Paolo Pasolini stava progettando un film diviso in 5 episodi, sotto il titolo complessivo di Appunti per un poema sul Terzo mondo, che avrebbe voluto ambientare, rispettivamente, in Africa, India, America Latina, nei Paesi Arabi e nei quartieri neri dell’America del Nord. Per l’episodio africano, decise di ispirarsi all’Orestiade di Eschilo. A tal proposito Pier Paolo Pasolini scriveva: «Il tema profondo dell’Orestiade, almeno per noi lettori moderni, è il passaggio tra un periodo storico “medievale” a un periodo storico “democratico”. Sintetizza la storia dell’Africa di questi ultimi cento anni: il passaggio quasi brusco e divino, da uno stato “selvaggio” a uno stato civile e democratico: la serie dei Re, che, nell’atroce ristagnamento secolare di una cultura tribale e preistorica, hanno dominato le terre africane si è come di colpo spezzata: la Ragione, ha istituito quasi motu proprio istituzioni democratiche. […] Le terribili e fantastiche divinità della Preistoria africana devono subire lo stesso processo delle Erinni, delle Furie (le dee del terrore ancestrale): devono diventare Eumenidi (dee dell’irrazionalità in un mondo razionale)». Il trapasso auspicato dal vecchio al nuovo è reso possibile solamente grazie all’accettazione dell’ordine delle cose. La civiltà arcaica non deve essere dimenticata, disprezzata e tradita. Ma deve essere assunta all’interno della civiltà nuova, integrando quest’ultima, e rendendola specifica, concreta, storica. L’istanza di futuro arriva agli europei dall’Africa; e l’Africa è la diversità, l’alterità, la fiducia da riconquistare.
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