di Franco Calistri Con un PIL che si annuncia per il 2009 con un segno negativo abbondantemente al di sotto del 5 per cento, una disoccupazione che nel primo trimestre sfiora i due milioni, il Parlamento a tappe forzate, ovvero a colpi di voti di fiducia, dopo aver votato un pericoloso quanto improbabile ritorno al nucleare, è ora chiamato a convertire in legge un decreto varato dal Governo all'inizio di luglio e, come al solito, pomposamente etichettato come decreto anticrisi. L'ennesima bufala. Non bisogna essere raffinati economisti per capire che di fronte ad una crisi come l'attuale quattro sono le direttrici fondamentali su cui muoversi . La prima è quella di aumentare la rete di protezione sociale a favore di chi ha perso il posto di lavoro o rischia di perderlo, per l'Italia questo significa allungamento dei periodi di copertura della Cassa Integrazione ed estensione della indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori attualmente non coperti ed innalzamento almeno al 60% dell'ultimo salario percepito. La seconda è quella di intervenire per riattivare il credito nei confronti del sistema delle imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni. La terza è quella di misure volte a stimolare una ripresa della domanda e dei consumi interni. La quarta è quella di una politica selettiva di investimenti nei settori che, in fase di ripresa, si mostreranno strategici per ridare fiato allo sviluppo. Su queste direttrici si sono mossi e si stanno muovendo tutti i paesi europei e gli USA, mobilitando a questo fine risorse che mediamente si aggirano attorno al 4% del PIL. Tutti ad eccezione dell'Italia che, come con questo decreto, continua a parlare di altro. Non vengono stanziate nuove risorse, le misure previste dal decreto vengono finanziate in gran parte da aumenti di entrate e qualche riduzione di spesa, ma sopratutto si tratta di misure il cui impatto sui meccanismi della crisi è praticamente nullo. Ai lavoratori che vedono a rischio il loro posto di lavoro, ai disoccupati che vedono in scadenza gli ammortizzatori sociali, agli imprenditori alle prese con i tassi da usura praticati dalle banche, e l'elenco potrebbe allungarsi, quale giovamento potrà venire da misure come l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, dal blocco delle assunzioni nel pubblico impiego (che significa non reiterazione dei contratti per decine di migliaia di precari) o dalla possibilità di poter far “lavare il denaro” derivante da attività finanziarie illecitamente trasferite all'estero pagando un piccolo pegno (il Governo dichiara del 5% ma nel testo si parla dell'1%).Così come non funziona la norma che prevede la detassazioni degli utili reinvestiti, senza alcuna priorità e selettività. Dubbia appare dubbia l'efficacia di altre misure come quella del contenimento del costo delle commissioni bancarie, o quella della riduzione del costo dell'energia o quella della nsemplificazione per gli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia. Insomma, nella migliore delle ipotesi, l'ennesima aspirina somministrata ad un malato di polmonite, come commentava su Nems Antonio Misani. Condividi