Domenica scorsa il quotidiano l'Unità ha pubblicato una interessante disamina sulla situazione delle carceri italiane ad opera di due illustri sociologhi, Luigi Manconi e Andrea Boraschi, dalle quali si evince con chiarezza che la reclusione, come strumento di repressione della criminalità non funziona proprio. Infatti la tendenza a commettere nuovi reati aumenta, anziché diminuire, in rapporto al numero degli anni trascorsi in galera. Insomma, per dirla con gli autori di questo scritto, "quante più volte si è finiti in carcere, tanto più, paradossalmente, si tende a farvi ritorno: ovvero, la detenzione negli istituti di pena non rieduca e non dissuade dal proseguire in una condotta criminale". Di contro Manconi e Boraschi sostengono che, contrariamente a quanto si è detto, l'indulto concesso nel 2006, misura attorno alla quale si sono sviluppate non poche polemiche, "ha fatto bene al carcere e alla società". Nel ricordarci che quell'atto fu adottato per iniziativa parlamentare, mentre ancora oggi lo si ascrive fra le colpe peggiori del governo Prodi, Manconi e Boraschi ci portano a queste inconfutabili argomentazione basate su un lavoro di Giovanni Torrente dell'Università di Torino: 1) I dati, riferiti ai detenuti beneficiari dell’indulto del 2006, dicono che il tasso di recidiva (reiterazione del reato) di chi ha alle spalle una sola esperienza detentiva è del 27%, mentre - tra quanti hanno alle spalle 3 carcerazioni - è del 39,4%. Sale al 43,8% per chi ne ha 4 e raggiunge il 52,5% per chi ne ha 5 o più; 2) al contrario fra chi è tornato in libertà dopo aver beneficiato di misure alternative (l'indulto, ad esempio): è del 21,7% (contro il 30,3% di chi invece è uscito da un istituto di pena). E in questo caso il tasso di recidiva medio, a 3 anni di distanza, è del 28,4%. "È tanto? Certo, è tanto ed è troppo - concludono i due -. Ma è assai meno della metà del tasso di recidiva medio, che interessa la popolazione detenuta nel suo complesso: che arriva fino al 68%. In quello scarto sta la valutazione positiva che si può dare dell’indulto: esso ha interrotto il ciclo criminale di migliaia di persone; e ha impedito che le carceri implodessero. Così facendo, ha contribuito alla sicurezza collettiva". Per ultimo i due studiosi ci ricordano che nel sistema penitenziario italiano sono attualmente recluse 63.710 persone, ventimila oltre la capienza regolamentare; e che si è oltrepassata anche la così detta «soglia di tolleranza», il limite ultimo di capacità d’accoglienza degli istituti di pena. Mai così tanti detenuti dal secondo dopoguerra (e dall’amnistia di Togliatti). Sappiamo che oggi la cosa suscita ben poca attenzione; e che la «questione carcere» risulta tuttora profondamente compromessa dalla mobilitazione «ideologica» che ha accompagnato l’approvazione del provvedimento di Indulto del luglio 2006. Condividi