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Pubblichiamo integralmente il "Documento congiunto sulla crisi della Antonio Merloni" destinato ai tre commissari dell'azienda, ai parlamentari umbri e a tutte le istituzioni coinvolte nella gravissima crisi La Antonio Merloni, ammessa alla procedura dell’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi prevista dalla Legge Marzano, rischia di cessare la sua attività laddove non si dovessero registrare disponibilità di soggetti imprenditoriali interessati a rilevare gli stabilimenti facenti capo al Gruppo. I bandi con offerte vincolanti, che i Commissari si apprestano ad emanare , possono rappresentare occasione concreta per ipotesi di rilancio o il rischio di precipitare in una spirale pericolosa, che potrebbe portare verso la chiusura dei siti produttivi o almeno di alcuni di essi. Ciò rappresenta una prospettiva allarmante, che va fermamente respinta, per l’intero gruppo, per i siti produttivi umbri ed in particolare per lo stabilimento di Colle di Nocera Umbra, che attualmente occupa circa 1000 dipendenti. La Regione Umbria, la Provincia di Perugia, i sindaci dei Comuni di Costacciaro, Foligno, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Nocera Umbra, Scheggia, Sigillo e Valtopina, insieme alle organizzazioni sindacali confederali ed alle di categoria ribadiscono l’assoluta contrarietà a qualsiasi soluzione, che preveda la cessazione della produzione di frigoriferi nello stabilimento umbro, attività che, con interventi di riorganizzazione e forte innovazione, ha ancora spazi di mercato e opportunità di redditività. L’area interessata dalla crisi della Antonio Merloni, in particolare quella che coinvolge la regione Umbria, insiste in un ampio territorio della fascia appenninica in cui si vengono contestualmente a sommare gli effetti recessivi della crisi economica e finanziaria in atto, la conclusione della ricostruzione posto terremoto, una generale debolezza dell’attività economica retaggio storico della marginalità dell’area.. Alle sorti dello stabilimento si aggiunge quindi grande preoccupazione rispetto alla struttura del sistema economico dell’area oltre che i timori legati agli effetti che la crisi della Merloni determina in via diretta sulla rete la rete di fornitori e sub-fornitori, oltre che in via indiretta sull’intera economia e sui livelli occupazionali dell’area. Un crollo o una riduzione consistente dei livelli di attività della Merloni produrrebbe un vulnus economico produttivo e sociale di proporzioni gigantesche, non certamente risolvibile dalle e con le sole forze locali e regionali. A partire da queste valutazioni l’insieme delle forze economiche, sociali ed istituzionali sottolineano come la Vertenza Merloni necessiti di diventare innanzitutto vertenza NAZIONALE, poiché coinvolge un gruppo industriale di grandi dimensioni che assorbe oltre 2.800 addetti rappresentando oggi la più grande azienda interessata dalla procedura prevista dalla Legge Marzano. Si richiede con forza una maggiore attenzione ed impegno al Governo nazionale, alle forze economiche e sociali nazionali ed agli stessi Parlamentari, affinché vengano approntati strumenti e risorse in grado di intervenire concretamente alla risoluzione del problema. Non è più sostenibile l’inerzia del Ministero dello Sviluppo Economico rispetto alla sottoscrizione della proposta di accordo di programma avanzata dalle regioni Umbria, Marche ed Emilia Romagna, che rappresenta lo strumento fondamentale ed imprescindibile per sostenere con forza i livelli occupazionali, il tessuto produttivo costituito dall’ indotto della Antonio Merloni, le piccole imprese, le famiglie coinvolte e più in generale tutta l’economia dell’area. Sostenere il reddito dei lavoratori, attrarre nuovi investimenti nell’area, accelerando la disponibilità dei finanziamenti e degli incentivi previsti dalla deliberadel CIPE del 26 giugno, garantire alle imprese l’accesso al credito, rafforzare la dotazione infrastrutturale dell’area sostenendo lo sviluppo locale, rappresentano gli obiettivi delle regioni e del territorio che complessivamente ha assunto sin dal primo momento un atteggiamento di grande disponibilità e di totale collaborazione rispetto ad una gestione condivisa della crisi, come evidente rispetto ai contenuti ed agli impegni assunti della proposta di Accordo di Programma A fronte di tutto, e di una crisi di gravissime proporzioni si deve registrare ad oggi da parte del Governo una vaghezza ed una scarsa attenzione che rischiano di provocare una degenerazione ulteriore della situazione dell’area con effetti drammatici sul piano occupazionale e sulla coesione sociale. Per queste ragioni riteniamo necessario da una parte rafforzare e consolidare la gestione unitaria della crisi con le regioni Marche e l’Emilia-Romagna per ottenere una rapida sottoscrizione dell’Accordo di Programma da parte del Governo ed allo stesso tempo accentuare il carattere regionale assumendo la Vertenza come priorità dell’intera regione. L’Umbria nella sua interezza deve essere partecipe di fronte ai rischi che una soluzione negativa della vertenza Merloni può avere per l’area e per le ricadute sull’intero territorio umbro. Il problema è insieme occupazionale e di forte indebolimento dell’apparato produttivo regionale che subirebbe un ulteriore ridimensionamento senza valide alternative all’orizzonte. La posta in gioco è molto alta per questo occorre uno sforzo eccezionale di opposizione e di proposta delle istituzioni nazionali e regionali, del sistema delle imprese e delle organizzazioni sindacali, capaci, insieme, di indicare progetti alternativi per l’ uscita dalla crisi. Il progetto organico che si propone che si intende attuare si muove su tre assi fondamentali: 1) continuità produttiva dei siti industriali della Merloni di Costacciaro e di Colle di Nocera, in particolare nel settore del freddo, attraverso piani di investimento in ricerca ed innovazione e conseguenti attività di riorganizzazione aziendale; 2) sottoscrizione col Governo dell’Accordo di programma che definisca strumenti e risorse certe, nazionali e regionali, in grado di sostenere tutte le iniziative a sostegno del lavoro e delle attività economiche esistenti e di nuovi insediamenti nelle aree coinvolte dalla crisi: 3) coinvolgimento attivo del sistema imprenditoriale e finanziario umbro, capace di mettere in campo ipotesi progettuali per nuove attività in grado di avviare un processo di diversificazione produttiva dell’area. La Regione Umbria, la Provincia di Perugia, i comuni di Costacciaro, Foligno, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Nocera Umbra, Scheggia, Sigillo e Valtopina, le associazioni datoriali, le organizzazioni sindacali, nel sollecitare una condivisione di tale percorso chiedono all’insieme dell’Umbria un impegno concreto affinché possa realizzarsi intorno alla vertenza Merloni una ampia convergenza in grado di scongiurare ricadute negative per i lavoratori e per il territorio nocerino-gualdese. Condividi