ROMA - L'approvazione dello scudo fiscale su cui l'opposizione promette di dare dura battaglia e la messa a punto, non ancora definita, della norma per favorire la ricapitalizzazione delle Pmi. E poi il confronto, che si preannuncia duro, sulla mini-stretta sulle pensioni. Sarà oggi una giornata di battaglia parlamentare per i deputati delle commissioni Bilancio e Finanze alle prese con il decreto anti-crisi. Molti i nodi ancora aperti, mentre i tempi sono ridotti al lumicino.
Martedì il decreto dovrà essere all'esame dell'aula di Montecitorio per veleggiare verso un più che scontato voto di fiducia. Il testo del maxi-emendamento - ha però chiesto il presidente della Camera, Gianfranco Fini - dovrà recepire solo i contenuti approvatiin commissione. Su questo ci sarebbe già accordo tra maggioranza e governo. Così nelle ultime battute in commissione tutti i nodi al pettine dovranno essere sciolti o rischiano di rimanere fuori dal "treno veloce" del decreto estivo.
E soprattutto sarà necessario superare le resistenze dell'opposizione, che chiede di togliere dal testo sia le norme sullo "scudo fiscale" sia per l'adeguamento delle pensioni. Appese ancora al chiodo sono le preannunciate norme per aiutare la patrimonalizzazione delle Pmi, con detassazione del 3% degli utili per gli aumenti di capitale fino a 500.000 euro. Ma la norma non è ancora stata delineata e c'é il rischio che arrivi solo nel maxi-emendamento della fiducia. Manca ancora, poi, la ridefinizione della tassa sull'oro, come richiesto dalla Bce, alla quale sono legati 500 milioni di gettito. "Non ci sono riunioni in corso ora - afferma la relatrice di maggioranza del testo, Chiara Moroni - Per le ultime messe a punto ci vedremo in mattinata prima della convocazione della commissione" che è fissata per le 11.
Secondo la Moroni non dovrebbero esserci molte novità. Non arriverà ("non credo proprio") l'estensione della Tremonti Ter, la detassazione degli utili reinvestiti, ad altre categorie merceologiche. Nessun cambiamento è previsto anche al testo dello scudo fiscale. Ma non è escluso che possa arrivare una correzione interpretativa per chiarire l'entità dell'aliquota da pagare per la sanatoria. Di certo la volontà è quella di richiedere un 5% forfait sui valori patrimoniali esportati illecitamente, considerando come se ci fosse la tassazione al 50% su un rendimento presunto pari al 2 per cento per cinque anni. E gli uffici, con circolari interpretative, sono pronti a chiarirlo. Non varrà quindi la possibile interpretazione che se si riesce a provare che l'esportazione è avvenuta solo da un anno l'aliquota è dell'1%. Ma oltre agli aspetti tecnici ci sono i nodi politici.
"L'accordo tra maggioranza e governo prevede che nel maxi emendamento della fiducia sia recepito il testo della commissione - afferma il deputato Pdl, Massimo Corsaro - Ma bisogna vedere l'iter. Puntiamo almeno al fatto che relatore e governo diano il parere sugli emendamenti condivisi, così che siano recepiti anche in assenza del tempo per l'approvazione". Di certo l'opposizione darà battaglia.
Il Pd non ha indicato emendamenti da votare, per costringere ad esaminarli uno ad uno. "Chiediamo il ritiro dello scudo, al quale siamo assolutamente contrari - afferma il segretario della commissione Antonio Misiani (Pd) - ed anche delle norme sulle pensioni. Quest'ultime le considero anche interessanti. Ma non pososno essere introdotte così, con un emendamento senza discussione. E poi vorrei sapere con quali forze sociali l'hanno concertato".
Misiani, poi, preannuncia opposizione dura anche sulla norma-condono sui giochi "new slot". "Non ci piace - afferma - ma vale molti soldi e la maggioranza sembra proprio alla disperata ricerca di fondi e sta raschiando il barile".
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