«Avevamo detto un nuovo inizio ma se questo inizio ha una media tra i 45 e i 50 anni allora partiamo male. Va bene l'esperienza ma ci deve essere anche la prospettiva». Francesco farà 18 anni tra qualche mese. Dall'alto dei suoi quasi due metri di altezza sembra dimostrarne qualcuno di più per la verità. Al percorso della federazione ci crede molto. Anche perché non vede un altro modo di dare soluzione al grande problema della visibilità della cultura anticapitalista. La battuta sagace non se la risparmia. E' uno dei tanti che sono arrivati a via dei Frentani con l'idea di assistere ad un evento importante, qualcosa che li sottraesse dalla «serialità uniformante» del Pd, ed è rimasto un po' deluso dall'assenza dei giovani dal palco. L'unico "nuovo inizio" che vedono è ripartire dai bisogni reali della gente. E, soprattutto, il taglio deciso con qualsiasi cultura dell'ultraminoritarismo interno. «Federazione sì - dicono - ma non con un corredo infinito di mozioni».
Gabriella di anni ne ha più di trenta. Ha avuto molte esperienze nelle lotte ambientaliste. «Oggi torna la sinistra con molti aggettivi - dice - mentre l'Arcobaleno voleva una sinistra senza aggettivi. Mi sembra di capire che stiamo sulla strada giusta. Oggi ho risentito parlare di ambiente e di questione femminile». Un consiglio per la nuova federazione? «Un segretario donna».
Zaccheo viene da Firenze ed ha 25 anni. Ha cominciato a far politica nel 2001 nel Prc. Quindi, anche lui molto giovane. «Questa federazione, che definirei il terzo polo del panorama politico italiano, ha il pregio della chiarezza e della autonomia», dice. La crisi del Prc? «Viene da lontano ma tra vecchi problemi e il pegno pagato nell'eseprienza di Governo non siamo stati in grado di tradurre la nostra azione in esperienze concrete e stabili».
Zaccheo fa il grafico pubblicitario e qualche idea su come la sinistra possa dotarsi di maggiore appeal ce l'ha. «Il problema più grosso è l'incapacità di utilizzare gli strumenti per arrivare alla gente. Grillo, che piaccia o meno insegna qualcosa. Comunque smuove migliaia di persone. Liberazione è migliorata ma non è sufficiente. Bisogna affidarsi di più alla Rete e al Web e poi avere sempre in mente di unire l'aspetto ludico a quello comunicativo».
Che consiglio daresti alla federazione? «Perseguire l'unità senza voler per questo limare a forza le differenze». «In fondo - aggiunge - comunicare l'unità alla gente è un valore aggiunto». Molti ragazzi rispondono che l'esperienza di cui tener conto è la Linke tedesca, che in fondo sta dimostrando di saper tenere insieme le diversità e di riuscire a farne un elemento della sua identità verso l'esterno.
Alessandro, diciassettene di Acerra, è venuto a seguire l'assemblea con un suo amico di Albano, Alessandro. «Facciamo la lotta contro gli ecomostri», attaccano. Alla domanda sulla scarsità degli interventi dei giovani Alessandro risponde con sicurezza: «C'è una distanza generazionale. La nuova generazione non si identifica più con le dinamiche di partito». «Dietro questa narrazione del nuovo inizio c'è la retorica di sempre», aggiunge. Alessandro, al di là delle sue critiche, che partono tutte dalla fallimentare esperienza di governo, vede qualche possibilità di successo solo se la federazione sarà in grado di coinvolgere i giovani. «La società parte dal basso e solo dopo si va strutturando. E' questo il patrimonio che ci trasmette l'idea del comunismo». Attraverso quale forma organizzativa? «C'è bisogno del partito, perché in democrazia è questa che fa la differenza. Ma dentro questo va creata una rete di iniziative minime, dal mercatino del libro usato all'associazione culturale». E i grandi temi? «Si certo - aggiunge - dall'energia alla scuola, gli spunti non mancano, ma il punto è che siamo assenti, troppo impegnati nelle nostre faccende interne».
Mario, 33, anni, fa l'educatore ed è anche segretario di un circolo di Rifondazione a Roma. Quale forma organizzativa vedi nel futuro? «Pensare a un partito leggero non ci conviene. E' vero che viviamo in una società liquida, è vero. Ma questo non vuol dire non avere alcuni punti di riferimento». E quali sono? «Il movimento dei lavoratori sta lì a dirci con la sua storia che il passaggio fondamentale è l'unificazione. E su questo il sindacato non fa certo abbastanza». Mario è pronto a tornare a fare politica nel territorio; anzi, nel suo quartiere lo sta già facendo, unitariamente. «Identitari? Può darsi, ma è da lì che occorre ripartire». Ma come spieghi la tua identità a un lavoratore che magari vota Lega? «Ho solo una possibilità - risponde - dirgli chiaramente che non sono più disposto a ripercorrere ciò che ho fatto negli ultimi dieci anni».
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