Orietta Bonifazi
TERNI – Giorni caldi per l’ambiente nella Conca, la cui sorte si intreccia a quella dell’industria, scottante per le indagini della magistratura e l’aumentare dei cassaintegrati.
Da domani lavoreranno meno ore anche gli operai della Terni-Rieti, per la riduzione del lavoro dopo l’ultimo blocco di una parte a sud del cantiere per mettere al vaglio una variante del percorso dell’arteria di collegamento tra Umbria e Lazio.
La vicenda degli operai del cantiere ha mobilitato i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, specie dopo che la ditta costruttrice ha iniziato a valutare il licenziamento di 35 dipendenti, per cui il sindacato ha chiesto gli ammortizzatori sociali e sollecitato la ripresa dei lavori pena la paralisi di uno snodo viario strategico nel centro Italia che stenta a decollare.
Mentre si affronta la problematica dipendenti in Provincia e Regione, seguita l’indagine della magistratura sul mistero della sparizione del “laghetto dei veleni” affiorato nella zona nord del cantiere , quel “drago verde e cancerogeno”, fatto di cromo esavalente in dosi cento volte superiori al limite consentito, smascherato dall’inchiesta dell’Espresso.
Dopo i sigilli fatti apporre dal gip Maurizio Santoloci, che ha formulato l’ipotesi di reato di smaltimento non autorizzato di rifiuti liquidi pericolosi nel mezzo delle discariche dell’Ast, l’esavalente (trasformato, come si dice, nel meno aggressivo cromo trivalente) sarebbe poi stato disperso nel torrente Tescino, corso d’acqua in secca, con il rischio di contaminazione delle falde acquifere, fino al Nera, e quindi al Tevere.
Andrea Liberati di Legambiente ha presentato un esposto in Procura, sorpreso che gli operai del cantiere abbiano gettato 1400 metri cubi di veleno nell’arido letto con le idrovore.
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