PERUGIA - La Regione Umbria, recependo alcune leggi comunitarie, prima approva all’unanimità e dopo un’ampia fase di partecipazione, una legge per salvaguardare la fauna ittica e l’ambiente acquatico regolamentando la pesca sportiva e le attività di nautica fluviale, ed ora fa marcia in dietro smontando l’impianto della legge e addirittura pensando di cancellare con un colpo di spugna la zona di protezione sul fiume Corno per consentirvi la navigazione, dove per ragioni di salvaguardia è vietata sia la pesca sia la nautica e istituita qualche anno fa perché vocato areale di riproduzione di popolazioni ittiche di particolare interesse e pregio, tra cui la trota Fario.
Lo sostiene Alessandra Paciotto presidente dell’associazione ambientalista, secondo la quale di tratterebbe di una decisione, qualora fosse ratificata che non troverebbe giustificazioni ed eluderebbe, inoltre, gli obblighi imposti dalle direttive comunitarie.
“Siamo sconcertati – continua la Paciotto – una zona di protezione in cui sono interdette gran parte delle attività umane non può prima essere istituita per comprovate ragioni di salvaguardia e sviluppo della fauna ittica secondo il principio di preservazione e protezione di un ecosistema e quindi di una risorsa collettiva, per poi essere abolita per le pressioni esercitate da chi vuole continuare a svolgere le proprie attività senza nessuna limitazione e regola”.
Il tratto del fiume Corno, all’altezza di Biselli, poco più di 1 kilometro è protetto da leggi regionali perché è l’unico tatto, di un fiume già notevolmente compromesso da opere idrauliche di derivazione invasive e dalla presenza di un impianto di troticoltura intensivo, in cui avviene ogni stagione invernale la riproduzione spontanea della trota fario e questo per le particolari condizioni ambientali, per i fondali non superiore a 20 cm e una granulometria dell’alveo piuttosto fine.
Durante le attività di monitoraggio regolarmente svolte da Legambiente Umbria, si è potuto verificare, ogni anno nei mesi di aprile e luglio, la presenza consistente di avannotti e trotelle allo stadio giovanile nati nella precedente stagione riproduttiva, indice di come questo tratto del fiume Corno abbia pronunciate qualità riproduttive proprio perché ogni attività umana è interdetta per non arrecare azioni di disturbo.
“L’Assessore Bottini e il Presidente della provincia Guasticchi ci devono dire - dichiara Alessandra Paciotto presidente di Legambiente Umbria – se il compito degli enti che rappresentano è quello di salvaguardare le risorse ambientali e naturalistiche della nostra regione, tra cui c’è appunto anche il fiume Corno, così come previsto non solo dalle leggi regionali e provinciali ma anche da quelle comunitarie, o quello di assecondare i ricatti di chi non ha nessuna intenzione di sottostare ad alcuna regolamentazione e ha la pretesa di utilizzare il fiume come una proprietà privata”.
“Chiediamo pertanto a Bottini e a Guasticchi un comportamento più coerente e soprattutto fermo - continua la responsabile di Legambente Umbria - La Zona di protezione del fiume Corno non può essere compromessa da decisioni malamente valutate e che andrebbero a ledere i principi e le finalità della legge recentemente istituita e a disattendere persino la direttiva comunitaria Habitat visto che tutto il fiume Corno, così come il Nera, dal 2005 sono Siti di Interesse comunitario, dove quindi la conservazione e lo stato di efficienza degli habitat e delle specie ad essi associati sono elemento prioritario”.
“Ci rivolgiamo – conclude la Paciotto - infine a tutte le associazioni di pesca sportiva regionali FIPSAS, ARCIFISA, ENAL Pesca, Libera Pesca, alle associazioni e alle società di nautica sportiva più ragionevoli e soprattutto a quelle ambientaliste WWF Umbria e Italia Nostra affinché si attivino insieme a noi per scongiurare la soppressione dell’unica Zona di Protezione del fiume Corno”.
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