ROMA - Altro che il peggio è passato! C'è poco da essere ottimisti, la cassa integrazione a giugno continua a galoppare, con un andamento che, se continua così, farebbe chiudere il 2009 con un record di 839 milioni di ore. L'allarme è del Centro studi di Confindustria, che fa il punto sulla crisi mettendo in evidenza qualche segno di recupero sul fronte della produzione, ma uno scenario sempre più difficile per l'occupazione, con 200mila posti persi dall'inizio della recessione.
OCCUPAZIONE, VERSO RECORD CIG. Nel mese di giugno le ore autorizzate di cassa integrazione hanno proseguito la corsa: l'aumento rispetto a maggio, a dati destagionalizzati, è del 6,8% (+12,8% l'ordinaria e +7% la straordinaria). Un andamento preoccupante: infatti, avverte il Csc, "se le richieste rimanessero al livello di giugno per il resto dell'anno, il monte ore nel 2009 raggiungerebbe gli 839 milioni, superando il picco del 1984 (812 milioni)".
Si tratterebbe, insomma, di un nuovo record, ma non in rapporto alla forza lavoro: una volta trasformate nell'equivalente di lavoratori occupati a tempo pieno, infatti, le ore di Cig nel 2009 sono stimate raggiungere l'1,93%, contro l'1,40% del 1993 e il 2,11% del 1984.
Non si spegne neanche l'allarme occupazione: il tasso di disoccupazione, avverte Confindustria, "é aumentato e aumenterà", tanto che, "é elevato il rischio che la disoccupazione ciclica si trasformi in strutturale e incida negativamente sulla crescita potenziale". Secondo i calcoli del Csc, tuttavia, i posti persi dall'inizio della recessione sono 200mila, meno della metà dei 500mila stimati dalla Contabilità nazionale (Istat): la differenza riflette il ricorso alle riduzioni di orario, innanzi tutto proprio la Cig. Ma una volta esauriti gli effetti degi ammortizzatori sociali, che cosa accadrà?
PRODUZIONE, RIPRESA DEBOLE. I segni di recupero visti da Confindustria sono a "livelli molto bassi". A giugno, infatti, la produzione industriale è cresciuta dello 0,6% su maggio, quando è rimasta invariata sul mese precedente (in aprile +1,2% mensile). Migliorano, tuttavia, le condizioni per investire nel giudizio delle imprese: a giugno il saldo delle risposte è salito a -12,8 da -44,4 di marzo e meno negativa è anche la tendenza di ordini e domanda.
CREDITO, ANCORA DIFFICOLTA'. I piccoli segnali positivi presenti nell'attività sono invece assenti per quanto riguarda l'accesso al credito: resta "alta", infatti la quota di imprese manifatturiere italiane che non ottiene credito, 7,5% a maggio.
La crisi, dunque, morde ancora fortemente ed a farne le spese, come al solito, sono soprattutto i lavoratori. Più che comprensibile, dunque, l'avvertimento lanciato dal segretario nazionale della Cgi, Epifani, che, di fronte all'immobilismo del governo Berlusconi, ha annunciato per l'autunno una forte ripresa della lotta nei luoghi di lavoro.
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