Una profonda ristrutturazione della legge regionale 23/2003 sull’edilizia residenziale sociale e un tavolo di confronto con la Regione Umbria per garantire un sistema di assegnazione delle case popolari più equo e funzionale.

È quanto chiedono le organizzazioni sindacali degli inquilini, Sunia Cgil, Sicet Cisl, Uniat Uil e Unione Inquilini Umbria, a seguito della proposta di modifiche della norma stessa promossa dall’assessore regionale alle politiche abitative Fabio Barcaioli.

Le tre modifiche prevedono: innanzitutto l’abolizione dell’obbligo di 5 anni di residenza per accedere agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, perché incostituzionale e discriminatorio; inoltre, l’abolizione dell’esclusione di un nucleo familiare intero dall’accesso alla casa popolare solo perché un componente ha avuto problemi con la giustizia, essendo la responsabilità penale sempre personale; infine, l’abolizione della verifica del possesso di case all’estero, poiché essendo impossibile da mettere in pratica aveva praticamente bloccato le graduatorie.

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