Tecnocapitalismo e alternativa
di Mario Capanna – Ogni progresso ha origine dalla sfida delle concezioni attuali, e viene
eseguito soppiantando le istituzioni esistenti.
(G. B. Shaw)
Esiste un nesso fra l’avanzare del capitalismo e il parallelo arretramento e smarrimento delle forze di sinistra? Lo sviluppo storico sembra confermare questa relazione, soprattutto per quanto riguarda la situazione europea.
Secondo dati di fonte Onu, la differenza di reddito fra il quinto degli individui più ricchi del mondo e il quinto di quelli più poveri era di 3 a 1 nel 1820. Da allora è cresciuto di continuo.
Nel 1913, dopo quasi un secolo, saliva a 11 a 1; nel 1960, meno di cinquant’anni dopo, e con le due guerre mondiali in mezzo, quasi triplicava: 30 a 1; nel 1990, in appena trent’anni, raddoppiava: 60 a 1; nel 2001, in pratica in un solo decennio, schizzava a 80 a 1. Il balzo avviene in piena globalizzazione, il che smentisce platealmente la falsa rappresentazione che essa sarebbe stata una cornucopia di beni per tutti.
Emblematico il raddoppio del divario fra il 1960 e il 1990. Sono stati gli anni prima della “guerra fredda” e poi del NOI (Nuovo Ordine Internazionale o Nord Ovest Imperante), fino alla caduta del Muro di Berlino e alla dissoluzione dell’Urss.
Ebbene, proprio in quel trentennio la “sinistra”, rinunciando a capitalizzare le profonde spinte innovatrici del Sessantotto (italiano, europeo, planetario), metteva definitivamente in soffitta la propria funzione alternativa, omologandosi sempre più alla cultura dominante, con surrogati di finte prospettive progressiste.
Non a caso sono gli anni del “compromesso storico” in Italia, e dell’ “eurocomunismo” (elaborato da Berlinguer, dal francese Marchais e dallo spagnolo Carrillo) , conclusosi con un nulla di fatto per i lavoratori, e il rafforzamento degli avversari.
Si pensi, poi, all’affannosa ricerca, a cavallo del 2000, della “terza via” (fra capitalismo e socialismo) alla corte di Bill Clinton negli Usa e di Tony Blair in Inghilterra. Chiacchiere, dietro le quali l’omologazione delle forze di “sinistra” avanza fino a seppellirne la narrazione originaria. Al primo posto c’è la ricerca dell’alternanza, il “governismo” ne è l’approdo.
Questo processo di addomesticamento subalterno ha raggiunto il culmine oggi con l’affermarsi del capitalismo tecnofinanziario e della simultanea “internazionale” delle destre euroamericane. L’insediamento nella Casa Bianca dell’autocrazia di miliardari parla da solo… Come il raddoppio dei voti della nazisteggiante Afd in Germania. (La Spd e i Verdi, che hanno governato prima, qualche domanda in proposito se la pongono?).
Questo capitalismo predatorio ci ha portato all’attuale “società dell’1 per cento”, dove un pugno di nababbi controlla risorse e beni superiori a quelli del 99 per cento dell’umanità.
Questo capitalismo tecnodistruttivo – tra mutamenti climatici, ripresa della corsa agli armamenti fino al 5 per cento del Pil (!), trasformazione della competizione con la Cina in scontro frontale, sottomissione dell’uomo all’apparato scientifico-tecnologico e altro – sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza stessa della specie umana.
Questo capitalismo insaziabile riduce gli spazi democratici, intende rappresentarsi nella propria potenza e rende il riformismo irrealizzabile, lo piega solo a rafforzare il proprio predominio.
E’ questa situazione di pericolo estremo che richiede con urgenza la costituzione di forze, culturali e politiche, realmente alternative. La cui alterità si esprima in primo luogo nella visione del mondo.
I punti essenziali non possono che essere: ricerca dell’equilibrio fra tutti gli esistenti, umani e non; la salvaguardia dell’umanità come obiettivo principale e, perciò, critica radicale al profitto, che va sostituito con l’ “onesto guadagno”, il contrario dello sfruttamento; la riscoperta del conflitto delle idee al posto dell’omologazione, che metta al primo posto l’essere e non l’avere, e indichi la lotta – parola oggi desueta – come modalità necessaria per il cambiamento; la formazione di una coscienza globale, che permetta a tutte le persone di concepirsi come una unica famiglia capace di salvare in modo solidale se stessa e l’ecosistema, per esempio eleggendo un Parlamento mondiale, un’assise per la prima volta voce e sede decisionale di tutti i popoli della Terra, al posto dell’Onu paralizzata dai diritti di veto e dagli interessi degli Stati. (Chi volesse approfondire questa specifica tematica può vedere l’Unità del 26 novembre 2023 e l’interessante dibattito che ne è seguito).
Oggi, nell’era della post verità e del dominio della tecnopolitica che per tanta parte la produce, subiamo un arretramento culturale così pervasivo da rendere pressoché inimmaginabile la consapevolezza della necessità e della possibilità dell’alternativa allo stato esistente e distruttivo delle cose.
A dominare è il principio “Tina”, coniato da Margaret Thatcher: There is no alternative (“non c’è alternativa”). Si tratta semplicemente dell’ossessione dei dominatori, che non vogliono perdere il loro potere di condizionamento e di conservazione. La spocchia di Trump e Musk è esemplare al riguardo.
Ma un vento diverso comincia a soffiare: pur fra contraddizioni, il mondo tende a realizzare il multipolarismo, sente che il policentrismo è il modo più idoneo per una dialettica costruttiva fra culture, fra popoli e la loro voglia di futuro.
Non si tratta solo dei Paesi Brics. Il fatto è che un numero crescente di persone avverte l’asfissia provocata dagli attuali assetti del mondo e vuole provare a cambiarli, immaginando che “un altro mondo è possibile”. E’ qui che le radici dell’alternativa possono irrobustirsi.
Ci ha ammonito Einstein: “Se l’umanità vuole sopravvivere, avremo bisogno di un vero e proprio nuovo modo di pensare”.
Vale la gioia di provarci. Sapendo che il tempo non lavora a nostro favore. Dobbiamo affrettarci.

Recent comments
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago