La COP16 sulla biodiversità che si è tenuta a Cali, in Colombia, si è conclusa senza un accordo per la protezione della natura nei paesi più poveri.

In un momento storico in cui la crisi climatica ha accelerato il passo, con effetti sempre più impattanti su ambiente e perdita di biodiversità, sarebbe stato fondamentale il raggiungimento di un solido accordo finanziario, lanciando così anche un messaggio chiaro e preciso in vista della prossima COP29 sul clima che si terrà in Azerbaijan dall’11 al 22 novembre.

Invece tutto ciò non è accaduto e ora si rischia di non dare concretezza finanziaria all’accordo di Kunming-Montreal, raggiunto in Canada alla COP15.

Per proteggere il 30% della biodiversità entro il 2030 è chiaro che servono risorse economiche e finanziamenti, ma anche interventi strutturati non più rimandabili che ad oggi mancano all’appello. Persino il nostro Paese, tra i più ricchi di biodiversità, è in ritardo sulla messa in campo di interventi di questo tipo.

Per questo lanciamo un appello affinché nel vertice internazionale sul clima si arrivi ad un accordo ambizioso sulla nuova architettura finanziaria che metta a disposizione dei Paesi poveri e vulnerabili adeguate risorse per poter tutelare anche la biodiversità e fronteggiare così con più efficacia l'emergenza climatica.

Così si legge in una nota diffusa da Legambiente 

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