SUL CONTRASTO GENITORI-INSEGNANTI di Mario Capanna
SUL CONTRASTO GENITORI-INSEGNANTI
Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco.
L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra
è tra le più difficili da combattere.
(G. Rodari)
Sta ricominciando l’anno scolastico, e dunque il rapporto, più o meno conflittuale, fra genitori-studenti-insegnanti torna nel vivo dell’attualità.
Certo, i genitori che “fanno notizia” – che vanno a protestare con forza con gli insegnanti, e magari con gli stessi dirigenti di istituto, per difendere a spada tratta i propri figli-studenti – sono una minoranza. E, però, rumorosa quel tanto che basta da sembrare ampia e, comunque, tale da generare un consistente allarme.
Ne è esempio il fatto che un certo numero di esperti (psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti ecc.) si è visto indotto a lanciare un appello provocatorio: “Genitori, state fuori dalla scuola”.
Gli argomenti sono molteplici. I genitori, con la loro iperprotettività (dal preparare meticolosamente lo zaino persino al liceo…, fino a voler rinegoziare i voti con i docenti) fanno deragliare l’autonoma e responsabile capacità di crescita intellettuale dei figli-studenti.
“I genitori stanno trasformando i ragazzi in pupazzi, togliendo loro l’opportunità di sbagliare e di imparare dalle difficoltà”: è quello che sostiene lo psicoterapeuta Raffaele Morelli. C’è del vero nelle sue parole.
Tra le altre cose una delle innovazioni ritenute fra le più deleterie è il registro elettronico, che tiene continuamente aggiornati i genitori sull’andamento scolastico dei figli.
Morelli lo definisce una “follia”, in quanto la perdurante sorveglianza ha reso i giovani più vulnerabili, con crollo di autostima e con un aumento preoccupante di casi di depressione, di autolesionismo e di suicidi.
Lo psichiatra Paolo Crepet va oltre, e definisce il registro elettronico “la più grande boiata mai inventata”. E aggiunge che il tipo di genitorialità… sostitutiva finisce con il dare ai figli la sensazione che tutto è dovuto, e che non è necessario lo sforzo per guadagnarsi qualcosa.
Naturalmente l’Age (l’Associazione Genitori) controbatte alle critiche, sostenendo che la maggioranza di madri e padri si impegna in modo responsabile con la scuola. A tal punto che una delle richieste avanzate è quella che la scuola favorisca la formazione dei genitori stessi.
Dicono insomma: aiutateci ad aiutarvi. Una posizione che vuole essere costruttiva e per niente conflittuale. Obiettivo, questo, che potrebbe essere agevolmente raggiungibile se, fra l’altro, gli insegnanti venissero pagati di più, riconoscendone in modo più marcato il ruolo e la responsabilità.
Nell’ultimo rapporto Ocse emerge che la loro remunerazione, in Italia, è la più bassa rispetto ai Paesi dell’area. Peraltro: l’aumento previsto nel prossimo contratto triennale è solo del 5,8 per cento, mentre per gli altri insegnanti europei è del 28 per cento.
Ora: posto che sul tema “genitori-figli-scuola-insegnanti” la discussione è di fatto inesauribile, ed è bene che lo sia, credo che il punto centrale della questione sia rappresentato dall’equilibrio che va costruito nei rapporti fra i soggetti coinvolti.
Se la famiglia è la sede dell’educazione iniziale e la scuola è il luogo dell’educazione alla conoscenza e, tramite questa, alla responsabilità, fra le due entità ci può e di deve essere cooperazione, tramite il confronto e la reciproca persuasione.
Con i genitori che smettano di fare i… “sindacalisti” dei figli-studenti, e gli insegnanti che disarmino la supponenza della propria infallibilità…
In questo modo si può realizzare il circolo virtuoso, per cui è buon docente quello che, mentre insegna, impara dai discepoli, ed è buon studente chi, mentre impara, insegna qualcosa a chi gli… insegna.
Questa sana dialettica può aiutare molto a superare il frequente malessere dell’adolescenza e della prima giovinezza, permettendo (anche) agli adulti di recuperare il loro ruolo di punto di riferimento positivo.
Ma resta fermo l’elemento decisivo: l’obiettivo di fondo deve essere quello di rendere lo studente padrone di sé, capace dunque di autonomia e di autodeterminazione, in grado di impegnarsi e lottare per migliorare la propria situazione e quella del mondo.
Sarà egregio quello studente che arriverà a capire e a fare proprie le parole di sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”.

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