di Nicola Bossi
Un articolo del Corriere dell'Umbria ha fatto saltare i nervi nel centrodestra umbro. In particolare al capogruppo della Pdl Fiammetta Modena che nello scritto viene data per moribonda, politicamente parlando. L'articolo non è firmato ma gli è stato apposta una sigla anonima: l'armata brancaleone. Un anonimo d'autore qualcuno lo ha definito. In sintesi: lo scritto parla che ormai la Fiammetta - e anche Zaffini - sono stati ridicolizzati all'interno del partito e anche nei gruppi comunali e provinciali dove a vincere è stato l'asse Monni e Laffranco. Non hanno futuro anche dopo la discesa in campo per le prossime regionali di due potenziali candidati-killer: Todini e il ministro Brunetta.
Chi invece viene fatto passare per campione del mondo è il tandem Laffranco-Monni. Su di loro due - ma c'è anche un terzo, Rocco Valentino - è caduta l'ira del capogruppo Modena che secondo ambienti della Pdl è convinta che quell'articolo è stato commissionato da loro due.
Massimo Monni non l'ha presa bene e ad alcuni amici ha detto: figuriamoci se commissiono un articolo nel quale mi faccio definire delfino della Modena. Io sono uno talmente orgoglioso che l'idea di dipendere da qualcuno mi fa incazzare. Eppoi se sono diventato coordinatore provinciale della Pdl non è stato grazie agli umbri ma per la cordata socialista dentro Fi".
Monni, sempre agli amici, ha ribadito di non avere interessi a sparare contro la Modena: "Tutti sanno quello che voglio fare tra un anno. Se alle regionali ci sarà ancora il listino mi posso candidare lì essendo il coordinatore provinciale, oppure mi metto come sempre a cercare voti come ho sempre fatto". Monni è innocente. Il mandante dello scritto è ancora nell'ombra.
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