20ottobre07-1.jpg
Rifondazione comunista, insieme a Comunisti italiani, Socialismo 2000 e alle tante personalità della sinistra che hanno aderito all’appello al voto per la lista comunista e anticapitalista, darà corpo, sabato 18 luglio a Roma, ad una assemblea per la costruzione di un polo della sinistra di alternativa. Per un nuovo inizio, dice l’appello lanciato dai promotori - tra gli altri Ferrero, Diliberto e Salvi – e avanza la proposta della costruzione di una federazione tra le forze e i soggetti della sinistra di alternativa. Si tratta di un evento importante e assoluatmente controcorrente nel panorama politico italiano, tutto affacendato in un dibattito sterile sul presunto o meno prestigio del nostro paese nel mondo o sugli allegri passatempi del premier. Adesso che la crisi finanziaria mondiale ha messo in ginocchio alcune economie considerate inaffondabili e ha fatto fallire giganti storici dell’imprenditoria è venuta a nudo pienamente l’inadeguatezza delle politiche neoliberiste, così come hanno mostrato il loro clamoroso insuccesso le strategie della guerra globale e permanente di Bush contro il terrorismo, tanto che il neopresidente statunitense Obama mette in campo una politica estera di distensione e di rilancio della diplomazia a scapito delle bombe. Ma c’è poco da stare contenti, perché le forze di sinistra, che dal 2001 denunciano i disastri del neolibersmo e del neobellicismo del pensiero unico, almeno nel nostro paese sono disperse, fuori dal parlamento e non godono di buona salute. Però prorpio ora è il momento di ricominciare, di riprendere il filo della costruzione della sinistra da dove lo abbiamo lasciato. Contro guerra e neolibersimo sono ancora le discriminanti forti per individuare i soggetti da mettere intorno al tavolo e a queste aggiungerei due “per”: per il lavoro, aggredito dalla crisi, e per l’ambiente, quindi redistribuzione del reddito, aumenti salariali, lotta alla precarietà, introduzione del reddito sociale, ammortizzatori sociali, sgravi fiscali e agevolazioni tariffarie a chi perde il lavoro o è in cassa integrazione o mobilità, da una parte, tutela del paesaggio, no a nuove cementificazioni, potenziamento della raccolta differenziata e chiusura pulita del ciclo dei rifiuti, investimento sulle energie rinnovabili e alternative per la salvaguardia dell’ambiente, dall’altra. Queste sono le discriminanti da recuperare per ricostruire la sinistra, quelle che avevamo individuato durante il ciclo di mobilitazione e di lotta del movimento altermondialista e che avevamo visto imporsi nel sentire comune di larga parte della società civile in Europa e nel mondo. E che in parte avevano anche cambiato l’agire di alcune forze politiche e sociali, come la Cgil, la sinistra dei Ds che non è entrata nel Pd, l’Arci e altri. Un progetto che si è perso con il tentativo di costruzione della “sinistra senza aggettivi” passato per la sinistra arcobaleno e che, grazie agli scossoni portati dal Pd e dall’Italia dei valori (comprese le trappole delle soglie e sbarramenti elettorali), ha spostato verso posizioni moderate anche parte della sinistra antiliberista e pacifista. Per questo ai tanti che hanno dato il loro voto nelle liste di Sinistra e libertà a Giuliana Sgrena, icona del movimento pacifista contro l’intervento in Iraq, dobbiamo dire che invece di sostenere un progeto di sinistra così hanno dato forza ai socialisti (che negli enti locali hanno fatto il pieno degli eletti), che proprio contro la guerra non sono, anzi tutt’altro, e non sono neppure contro il neoliberismo, bensì per la privatizzazione dei servizi pubblici, se serve a sostenere la competitività, per la sussidiartietà, per la flessibilità spinta e a l’atipicità del lavoro se il mercato lo richiede, per fare i termovalorizzatori se le aziende lo vogliono. Per questi motivi, anche la propposta di ricostruire una sinistra dall’Italia dei valori al Prc, comprendendo socialisti e magari anche i radicali, non ha nessun senso né base solida a cui ancorarsi: tempo fa si diceva che occorreva costruire una cultura politica comune prima di pensare a forme organizzative, partendo dal no alla guerra e al neoliberismo, mentre adesso chi cerca di fare questo è un neoidentitario, un passatista, legato ai simboli del novecento, mentre invece cerca di applicare un progetto che in altri paesi e situazioni sta dando positivi frutti (vedi la Linke in Germania). Allora, proprio perché il percorso avanzato da Ferrero, Diliberto e Salvi di una federazione dei soggetti e delle forze che sono per una uscita da sinistra dalla crisi del neoliberismo e che guardano chiaramente in Europa alle esperienze della sinistra europea e nordica pone con nettezza la ricerca di un progetto politico che assuma le discriminanti che dicevo all’inizio (no a guerra e neolibersimo, si a lavoro e ambiente), vorrei lanciare un appello agli elettori, ai simpatizzanti e ai militanti di Sinistra e libertà perché partecipino a questo cammino, quello della federazione della sinistra di alternativa, con la loro identità, la loro fisionomia di forza organizzata, le loro idee, facendo di diversità ricchezza – come si faceva al tempo dei social forum – senza disperdere un patrimonio di lotte e di esperienze in una direzione moderata, subalterna al Pd, egemonizzata dal socialismo di marca italiana (che non ha una bella tradizione), e come si diceva ancora pochi anni fa interna alle compatibilità del pensiero unico che pone la primazia del mercato come elemento di regolazione della società. Condividi