QUEL CHE GAZA INSEGNA AL MONDO di Mario Capanna
Non immaginare le cose come le giudica il prepotente
o come egli vuole che tu le giudichi,
ma sappile vedere come effettivamente sono.
(Marco Aurelio)
La tempesta di fuoco, di distruzione generalizzata, di massacri a tappeto di civili, a cominciare dai bambini, trasforma Gaza in un segnale terrorizzante per tutti i popoli del mondo, che hanno a cuore la propria autonomia e indipendenza.
Il messaggio è di una chiarezza assolutamente proterva, e vuole essere cogente: chiunque non rispetti la volontà – gli interessi – dell’Occidente sappia che la sorte di Gaza sarà il suo destino.
Altrimenti, quanto sta avvenendo, da quasi un anno ormai, è in apparenza incomprensibile, e pressoché inspiegabile.
Israele continua a violare, spavaldamente, le risoluzioni dell’Onu, lo fa anche con la decisione della Knesset di impedire l’edificazione dello Stato palestinese.
Calpesta le convenzioni di Ginevra che obbligano la potenza occupante a garantire la sicurezza della popolazione sottoposta.
Non solo bombarda a tappeto Gaza, ma pratica pure un’apartheid asfissiante in Cisgiordania e Gerusalemme Est, mentre installa nuove colonie illegali e impiega coloni invasati e fascisti, protetti dall’esercito, in funzione di polizia-pulizia etnica contro i palestinesi.
Usa la fame, la sete e la privazione di medicine come infami armi di guerra, dopo avere distrutto per primi gli ospedali, le scuole e le università, per infierire sulla salute dei corpi e su quella delle menti. Oltre le bombe, ora infestano pure le malattie infettive, mentre si moltiplicano le morti per fame e sete.
Si susseguono gli ordini di evacuazione nelle zone “sicure” ma, appena queste vengono raggiunte, sono bombardate: una tecnica di sfinimento e di annientamento.
Insomma: Israele è uno Stato fuorilegge della comunità internazionale, che la comunità internazionale, anziché isolare e punire, protegge e difende e, al di là di garbati, finti e perciò ininfluenti richiami, agevola nel ricorso alla violenza disumana e all’illegalità.
Il tutto, dicevamo, in apparenza incomprensibile, in realtà “logico”: Stati Uniti e Europa ritengono essenziale avere in Medioriente il proprio “cane da guardia” super armato, che tenga a bada centinaia di milioni di arabi. Non solo per il petrolio, ma in funzione geostrategica.
Se così non fosse, qual è lo scopo delle due portaerei e del sottomarino nucleare americani, che incrociano nei mari mediorientali? E perché Usa e Ue non interrompono gli ingenti aiuti militari, finanziari, politici, diplomatici a Israele?
Dirà il lettore: giusto l’elenco, sia pur parziale, delle ignominie e delle aberrazioni, ma dov’è la novità? La tragedia è ben questa: la novità è che non c’è novità.
E’ la banalità dell’orrore come cifra dominante. Che richiama la “banalità del male”. E’ il risucchio di ogni logica nel vortice della guerra, cui i destini umani devono, come ineluttabile fine, sottoporsi. Questa è la voce della prepotenza.
Ma, nonostante tutto, la voce della pace non si lascia soverchiare. Al di là delle tendenze aggressive dell’Occidente, i popoli vogliono la pace, non la guerra.
Ognuno di noi ha un dovere: lavorare, ovunque operi, perché il sentimento della pace si rafforzi fino a diventare invincibile.
Mario Capanna

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