PERUGIA - “Quella del ritorno al nucleare è una scelta folle che avrà come unico effetto di bloccare i percorsi di modernizzazione del paese avviati con i provvedimenti in favore delle energie rinnovabili. Chiediamo alla presidente Lorenzetti un impegno concreto per contrastare in ogni modo questa decisione, rendendo intanto indisponibile il territorio della nostra regione a soluzioni antiquate, costosissime e inappropriate”.
Oliviero Dottorini, capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale, commenta con queste parole l’approvazione al Senato del disegno di legge “Sviluppo” che “di fatto riapre la strada all’energia atomica” e aggiunge che non si risponde all’emergenza climatica “vendendo illusioni e riproponendo soluzioni insostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico”.
Dottorini, che ripropone una mozione già presentata dai Verdi e civici alcuni mesi fa, spiega che "quella del nucleare “è una scelta ideologica e perdente, che non produrrà risultati se non quello di riportare il nostro
paese al medioevo energetico. Berlusconi individua una falsa soluzione per un problema serio. La sua – aggiunge - è una follia che non tiene conto dei rischi concreti, della necessità di contrastare il surriscaldamento
del pianeta e dei costi per l'ambiente, per le piccole e medie imprese e per tutte quelle famiglie che già stanno investendo in impianti ad energia rinnovabile. L'energia dall'atomo è infatti costosissima e pericolosa, non
è pulita, né disponibile in grandi quantità. E' noto a tutti che ai consumi attuali l'uranio fissile sarebbe disponibile per non più di 50 anni. Dobbiamo invece saper giocare la partita dell'innovazione, evitando di cedere a scelte vecchie e assistenzialiste".
"Per quanto ci riguarda - dice Dottorini - torniamo a chiedere all'Umbria di ribadire la propria indisponibilità ad accogliere centrali atomiche nel proprio territorio. Non è pensabile che oggi, quando l'intero pianeta sembra inoltrarsi verso politiche economiche ambientalmente sostenibili, vi sia ancora chi pensa di tutelare i grandi gruppi economici danneggiando un tessuto economico diffuso e già operante nel territorio. Non sarà facile – conclude - imporre una scelta di questo genere senza tener conto del referendum popolare del 1987, che a stragrande maggioranza bocciò l'energia nucleare".
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