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Il quotidiano La Repubblica in un articolo firmato stamani da Antonio Cianciullo, ci spiega perché l'accordo raggiunto ieri al G8 dell'Aquila sul clima, e presentato come una grande conquista alla quale è stato accordato un grande clamore mediatico come si auspicava Berlusconi, in realtà è poca cosa, un fatto marginale ed assolutamente insufficiente rispetto alle necessità. Così lo hanno giudicato le più importanti associazione ambientaliste a livello internazionale e tale lo ha giudicato anche il segretario generale dell'Onu, con il conforto degli esperti in materia. In realtà si tratta di un piccolo passo in avanti, e come tale va considerato. Ecco, dunque, quanto si dice nell'articolo di Repubblica che riportiamo integralmente per i nostri lettori: "ROMA - Presentato come la "grande intesa che salverà il pianeta", il documento sul clima del G8 è stato accolto dal coro di critiche degli ambientalisti e dal secco giudizio di "insufficienza" del segretario generale dell'Onu. Una lettura contrapposta che nasce da un'ambiguità di fondo, dall'assemblaggio di due parti che non dialogano tra loro. Nella prima parte c'è una novità di peso: per la prima volta i leader del mondo indicano in 2 gradi di aumento il limite invalicabile, il punto oltre il quale il prezzo del caos climatico diventa insostenibile. Gli scienziati lo avevano già detto, gli esperti delle Nazioni Unite lo avevano già detto. Ma ora è un obiettivo inserito nell'agenda ufficiale dei governi: un salto di status che assume un rilievo politico evidente. Nella seconda parte, in contrasto con la concretezza dell'obiettivo scientifico, c'è un assordante silenzio sulle scelte industriali da adottare nell'immediato. L'unica indicazione riguarda il dimezzamento delle emissioni globali al 2050. Secondo alcuni esperti è una misura insufficiente, molti la difendono. Ma il problema è un altro: mancano totalmente gli obiettivi intermedi. Si danno indicazioni ai nipoti e si tace su quello che bisogna fare oggi. Del resto, come ha osservato il presidente di turno dell'Unione europea, lo svedese Fredrick Reinfeldt, "per i politici di oggi è più facile prendere impegni da qui a 40 anni, visto che molti di loro non ci saranno più". Fissare un tetto di aumento a 2 gradi e rinviare a tempo indeterminato le misure operative significa parlare lingue che appartengono a epoche diverse: prima e dopo lo spartiacque segnato nel 2007 dal quarto rapporto Ipcc con cui la comunità scientifica ha suonato il campanello d'allarme e ha detto che il tempo è scaduto. Per restare sotto i due gradi - spiegano gli scienziati Onu che hanno vinto il Nobel per la pace - bisogna che la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera non superi le 400-450 parti per milione. Oggi siamo a quota 385 e il tasso di aumento, progressivamente sempre più veloce, è già a due parti per anno: non ci vuol molto a misurare l'urgenza di un cambiamento. Il protocollo di Kyoto aveva fissato un calendario di tagli delle emissioni serra che si esaurisce nel 2012. A dicembre, alla conferenza di Copenaghen, bisognerà stabilire cosa fare nel 2013, non nel 2050. Occorre un'intesa globale e il fatto che anche i paesi di nuova industrializzazione si siano dichiarati d'accordo sul limite dei 2 gradi rappresenta un'apertura importante. Per raggiungere l'accordo bisogna però stabilire come dividere gli impegni e il fatto che l'export delle tecnologie pulite sia stato finora somministrato con il contagocce non aiuta. Restano cinque mesi per risolvere i problemi che il G8 non è riuscito a superare. Condividi