dal nostro inviato all'Aquila Nicola Bossi
I cantieri del Piano Casa del Governo e i futuri alloggi della Scuola Guardia di Finanza di Coppito, che al momento ospitano il G8, non basteranno a dare un tetto a tutti gli sfollati entro l'inverno. E la situazione si potrebbe aggravare ulteriormente se non partirà a breve la cosiddetta "ricostruzione leggera", che aspetta la certezza dei fondi Governativi per aprire i cantieri nelle case solo leggermente toccate dal sisma. Senza la messa a disposizione delle case sfitte aquilane - i comitati chiedono addirittura di requisirle - è alto il rischio di un ulteriore spopolamento della città già duramente provata da chi se ne è andato per motivi di lavoro, dagli studenti universitari fuori sede e dalle famiglie che hanno scelto di andare sulla costa.
L'assegnazione degli alloggi in affitto - la cosiddetta sistemazione alternativa già sperimentata in Umbria nel sisma del 1997 - prevede di dare alloggi agli sfollati che possono essere dislocati in tutto "il territorio dell'Abruzzo" a secondo della disponibilità di alloggi fornita al comune dai privati. E' chiaro che un ruolo rilevante lo giocano i costruttori aquilani. Prima del sisma c'erano 3.000-3.500 alloggi non venduti: non si sa di questi quanti siano rimasti agibili, ma si pensa almeno il 60 per cento, essendo in complessi residenziali nuovi. Lo Stato è disposto tra l'altro a pagare bene gli affitti per le strutture sfitte: nella delibera si legge che un monolocale si può affittare a 400 euro, un bilocale a tre posti letto 500 euro, trilocale a 600. un quadrilocale 800.
Ma l'assegnazione degli alloggi è lontana: il comune non si è ancora riunito per apporre i parametri di assegnazione. Si sa soltanto che massima priorità è data agli anziani e alle famiglie senza reddito perchè con genitori senza lavoro. Troveranno più difficoltà in graduatoria i dipendenti pubblici. Ma la partita è tutta da giocare. La commissione si riunirà la prossima settimana e per agosto dovrebbero iniziare a lavorare alle graduatorie.
A Scoppito, Fossa, Sant'Elia e Sassa - la periferia dell'Aquila - c'è un vero e proprio boom di casette in legno che vengono piantate nei giardini di villette. Case da 50 a 80 metri quadri, in attesa che passi la paura che si finisca la ricostruzione.
Mentre a L'Aquila città le casette di legno stanno diventando bar, chioschi, pizzerie, tabacchi e persino pub. Chi investe nel legno è scettico sulla ricostruzione veloce promessa dalla Protezione civile.
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