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Con l'Assemblea che si terrà sabato 18 a Roma, promossa da Socialismo 2000, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, cioè le forze politiche che, in occasione delle elezioni europee, avevano dato vita ad una lista comune (la lista anticapitalistica), in primo luogo si tiene fede ad un impegno sottoscritto dalle tre forze di dar vita, dopo l'esperienza della lista unitaria, ad un coordinamento stabile. Ma a Roma, stando alle dichiarazioni degli organizzatori dell'incontro, non si parlerà solo di come coordinarsi ma si getteranno le basi per un qualcosa di più, per la costruzione di una Federazione della Sinistra, un qualcosa di più strutturato, che va oltre le tre forze politiche, aperto ad altri soggetti politici, movimenti ed associazioni. A nessuno si chiederà di sciogliersi ed abbandonare la propria identità, ma tutti insieme, partendo da alcuni punti fermi, ragionare e lavorare per ricostruire un reinsediamento sociale della Sinistra in questo paese. Se la Sinistra è stata espulsa dal corpo sociale di questo paese (uso un'espressione forte per farmi capire) questo non è avvenuto in forza di un destino cinico e baro (leggi Berlusconi e Veltroni, a chi legge la scelta di chi dei due sia stato il cinico e chi il baro), ma da una sua incapacità a comprendere i mutamenti della morfologia sociale ed economica del paese. D'altro canto basta analizzare la composizione sociale del voto, o meglio di quel che resta del voto a Sinistra per comprendere appieno il distacco consumatosi in questi anni con intere aree sociali del paese. Rimontare questa frattura non è cosa semplice e veloce, sicuramente, e le ultime prove elettorali lo hanno ampiamente dimostrato, non sono sufficienti gli annunci di un generico nuovismo senza radici, così come non basta la sola strada identitaria. E allora la strada diventa lunga e faticosa, è necessario, con umiltà, rimettersi a studiare, a ricercare, a fare inchiesta. E attraverso questo lavoro giungere alla definizione del nuovo profilo programmatico, della proposta politico programmatica che una nuova Sinistra rivolge al paese. Certo partendo in questo lavoro, da alcuni punti fermi irrinunciabili, da una base comune che fin da subito dica come la pensiamo sulla crisi internazionale e quali sono le direttrici su cui muoversi per contrastarla, sul lavoro, sulla pace, sulla difesa della costituzione, sulla questione morale. Il documento politico programmatico con il quale la lista unitaria anticapitalistica si è presentata alle elezioni europee rappresentava un ottimo esempio di chiarezza politica, pochi punti chiave, ma decisivi ed imprescindibili, una netta scelta di campo che non permetteva ambiguità. Se dall'assemblea del 18 si riuscisse ad arricchire quel documento, ampliandolo con considerazioni e scelte sullo specifico italiano, credo che ciò costituirebbe un primo sicuro passo per la costruzione della Federazione. Necessità di una base comune, specifica e non astratta, da cui partire , ma anche espressione di a forte autonomia culturale, programmatica e sociale dal Partito Democratico. Solo alla fine, o comunque a lavori più che avviati, di questo percorso si dovrà porre il problema delle alleanze. Questo anche perché bisognerà capire con quale Partito Democratico si avrà a che fare. La sconfitta delle socialdemocrazie europee, di fatto subalterne al liberismo, richiede anche ad una forza politica come il Partito Democratico una svolta ed una riflessione. La direzione di questa svolta è nelle mani del prossimo congresso del Partito Democratico. Quindi ricerca programmatica e grande autonomia dal Partito Democratico. L'Umbria, regione dove la lista anticapitalista ha raggiunto il 6,2% e alle provinciali l'8,2%, non può non essere in prima fila in questo processo. Innanzitutto si tratta di dare immediato avvio, dopo l'assemblea romana, al coordinamento regionale delle tre forze politiche mettendo in agenda l'ipotesi di una assemblea regionale che lanci la Federazione umbra della Sinistra. Poi, a partire dall'autunno, dovrà iniziare anche in Umbria quel lavoro di definizione politico programmatica, da realizzarsi non nel chiuso di un qualche tavolo, ma coniugando pratica politica e lavoro di analisi, che metta in grado questa nuova Sinistra di presentarsi all'appuntamento elettorale delle regionali. Insomma c'è da attendersi un autunno di grande lavoro. P.S. Naturalmente alla Federazione, sulla base del riconoscersi un base comune e di un impegno a lavorare insieme per l'individuazione del progetto politico programmatico, possono aderire tutti, singoli cittadini come associazioni ed altre forze politiche. Un invito in questo senso, anche a livello locale, va rivolto a quelle compagne e compagni che hanno dato vita alla lista Sinistra e Libertà e varianti locali. Non bisogna essere consumati politologi per vedere lo stato di confusione in cui versa questa aggregazione, tra chi, geloso del proprio marchio, ha interesse a mantenere in piedi solo l'alleanza elettorale, chi vorrebbe un nuovo soggetto politico unitario della Sinistra che comprenda tutti meno i comunisti (facendo professione di un ridicolo anticomunismo, ancor più ridicolo se professato da chi per anni è stato eletto sotto il simbolo della falce e martello), chi sta fermo in attesa degli esiti del congresso del PD, lavorando come supporter esterno di questo o quel candidato alla segreteria democratica, chi va oltre il Partito Democratico e tenta audaci alleanze con UDC ed ex di Alleanza Nazionale. Insomma una bella confusione, testimoniata anche dalle deludenti conclusioni del seminario nazionale “Ricomincio da 3”, tenutosi qualche settimana fa. Nei giorni scorsi, in preparazione dell'assemblea romana, le forze politiche della lista anticapitalistica hanno incontrato i vertici di Sinistra e Libertà, per proporgli il progetto di Federazione. Al momento, per quanto è dato di capire, la risposta di Sinistra e Libertà è stata, nonostante il caldo romano, un freddo ni. Penso che sia necessario insistere a livello nazionale come locale, proponendo occasioni di incontro e confronto. Condividi