di Daniele Bovi
Come da copione, l’operazione “Mariucci for president” non va oggi in porto. Se ne riparlerà nella prossima seduta quando non servirà più la maggioranza qualificata di due terzi ma basterà quella semplice. Unica nota stonata, le due “diserzioni” nella maggioranza di centrosinistra che in mattinata aveva compattamente deciso di scrivere sulla scheda proprio il nome del pidiino
Mariucci. L’indicazione arrivata dai partiti era chiara: “Bisogna scrivere il nome, nessuna scheda bianca”. E invece, come detto, ce ne sono state due. I maligni puntano il dito contro due dei tre consiglieri socialisti, che qualche mal di pancia avevano accusato anche nel briefing della mattina. Quelli ancora più maligni dicono che la bianca sia lo scherzetto di qualcuno proprio per mettere in difficoltà i socialisti Branda, Catrana e Segazzi.
Comunque sia, questo arriva alla fine del primo Consiglio comunale della legislatura 2009-2014. All’inizio c’era il solito clima da primo giorno di scuola, con sfavillio di cravatte, sorrisi e flash per la truppa di fotografi al seguito della stampa. Tantissime le facce nuove di questo Consiglio. I “dinosauri”, così come si definisce il capogruppo del Pdl Valentino, sono in via di estinzione. E a proposito di Pdl, brillava l’assenza di Giorgio
Corrado, che in molti danno in rotta con il suo partito prefigurando un approdo al Misto. Massimo Monni, constatata l’assenza, rassicura la platea: “Vedrete che arriva”. E infatti Corrado arriva dopo circa un’ora dall’inizio del Consiglio. Il clima è gelido e l’ex candidato a candidato sindaco del centrodestra praticamente non scambia parola con i suoi forse ex compagni di partito.
IL DIBATTITO SULLA PRESIDENZA - Come a scuola dunque, fatto l’appello inizia la discussione e le dichiarazioni di voto. In questo caso sulla presidenza del Consiglio. In tantissimi prendono la parola. Il capogruppo Pd Pucciarini propone, appunto, il nome di Mariucci sottolineandone “l’autorevolezza e il profilo di garanzia” e auspicando “cinque anni di lavoro proficuo per migliorare la città”. La palla dunque viene lanciata verso l’opposizione, che risponde con
Pino Sbrenna, al suo esordio in Consiglio comunale ma che già sembra a suo agio nel ruolo di portavoce e faro dell’opposizione. Un discorso il suo, non banale e non scontato, in cui ha voluto fare gli auguri di buon lavoro al nuovo sindaco e ha sottolineato come la campagna elettorale “si sia svolta in un clima civile”. Meno civile, secondo Sbrenna, è stato il bailamme sulla formazione della giunta. Sintomo questo, secondo lui, “di un decadimento del decoro della politica”. “Altri motivi di apprezzamento – dice Sbrenna – è il ravvedimento di Boccli sui T-Red, non so se completo e il profilo autonomo che ha assunto nella formazione della giunta”.
Le smancerie però finiscono qui. Sbrenna infatti dice che il Pdl farà una “opposizione continua e motivata anche se non preconcetta”. Sulla questione presidenza, Sbrenna fa capire che avrebbe gradito un maggior coinvolgimento dell’opposizione. “Il presidente – dice – ricopre ruoli importanti in molte materie e avremmo gradito una discussione sul profilo migliore per questo compito”. Insomma, Mariucci non lo votano e propongono il giovane Andrea Romizi, che alla fine porterà a casa 16 voti, uno in più rispetto ai componenti dell’opposizione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche
Rocco Valentino, per il quale sarebbe stata “auspicabile l’unanimità sul nome del presidente”. Anche lui annuncia opposizione dura e senza sconti, “prima di tutto – dice – vogliamo la revisione del regolamento di polizia urbana”. E via così, con la minoranza che accusa il centrosinistra di aver avuto un atteggiamento di chiusura nei passati cinque anni e gli altri a ribattere.
Fuori dal coro un altro esordiente come
Emiliano Pampanelli (Prc), emozionato ma non troppo: “I veri problemi – dice stanno fuori dal palazzo e si chiamano lavoro, disoccupazione e crisi economica. A questi siamo chiamati a dare una risposta. Il mio impegno, come unico operaio del Consiglio, sarà quello di portare avanti questi temi”.
Mauro Cozzari (Udc, figlio del Divo Giulio presidente uscente della Provincia), dopo aver auspicato “collaborazione” dichiara che lui aveva un’aspettativa, “forse utopica: pensavo che il centrosinistra avesse offerto la presidenza alla minoranza”. La chiusura dell’intervento Cozzari la utilizza per sollecitare il sindaco a costituire un organismo a favore delle famiglie, “così come da lui promesso in campagna elettorale”. Fine dei giochi, si va al voto e finisce come detto in apertura.
IL DISCORSO DI BOCCALI – Dopo il brevissimo giuramento a prendere la parola è il sindaco stesso. Niente di nuovo rispetto a quanto sentito in campagna elettorale e in questi primi giorni di sindacatura.
Boccali crede “nell’apertura di una fase nuova per la città”, che “finalmente si possa chiudere la campagna elettorale e instaurare una fase di collaborazione”. “Abbiamo – dice – una città diversa calata in un contesto diverso. Non siamo a guardia del passato. Il Consiglio dovrà essere il luogo di indirizzo e di controllo”. All’opposizione chiede poi “di non fare sconti. Io non avrò un atteggiamento di chiusura ma a voi chiedo di rinunciare a certi toni”.
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