PERUGIA - "Questa mattina l'onda perugina e il commonslab hanno presidiato il rettorato dell'università di Perugia per esprimere solidarietà agli/alle attivisti/e arrestati/e ieri e per richiedere al rettore una presa di posizione sulla vicenda. Questa presa di posizione non c'è stata e Bistoni, trincerandosi dietro al fatto che non avrebbe potuto commentare atti giudiziari, si è rifiutato di continuare il dialogo con noi, affidando questo compito ad uno dei suoi maggiordomi, pari al rettore stesso in quanto a vaghezza e ambiguità".
Questo riporta un comunicato diramato in serata che così prosegue: "Ci siamo poi spostati a lettere dove abbiamo distribuito volantini e appeso uno striscione sul terrazzo della facoltà, terminando poi il percorso alla mensa dove tramite volantinaggio e megafonaggio è stata spiegata la situazione ai commensali".
Nelle nota si esprime anche "solidarietà agli/alle arrestati e ai/alle perquisiti". "Rifiutiamo gli argomenti paternalistici di Caselli che afferma di aver arrestato 300 violenti per tutelare l'onda, dato che ogni azione e ogni decisione sono da questa prese e agite collettivamente e in maniera condivisa, rendendo impossibile qualsiasi arbitraria divisione tra buoni e cattivi, violenti e pacifici".
"Non accettiamo - è la conclusione - il clima di terrore che si sta creando attorno all'onda da una parte con la repressione di piazza e dall'altro con arresti e processi che hanno anche la finalità di derubricare la nostra protesta dall'ambito dell'istruzione e della questione sociale a un semplice problema di ordine pubblico. Riteniamo assurda anche solo l'idea di arresti preventivi, figli di una cultura securitaria e illiberale che criminalizza gli individui dopo averli disposti in apposite categorie e cozza con il principio di garantismo e responsabilità individuale così tanto sventolato da chi ci governa. Le voci di dissenso devono essere ascoltate e non represse. L'onda non si arresta. Liberi tutti".
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