Discorso del Presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula al XV Summit BRICS.
Vi proponiamo la lettura del discorso del Presidente della Repubblica del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, durante la sessione plenaria aperta del XV Summit BRICS, a Johannesburg, Sud Africa, lo scorso 23 agosto.
"È una gioia tornare a Johannesburg, una città che è stata una tappa importante nella lotta contro l\u2019apartheid e che continua ad essere fonte d\u2019ispirazione per la lotta contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza.
L\u2019ultima volta che ho partecipato a questo Summit, nel 2010, ho avuto l\u2019onore di accogliere, a Brasilia, i capi di Stato e di governo di Russia, India e Cina, oltre al Sudafrica come ospite.
Appena un anno dopo, abbiamo confermato l'ingresso del Sud Africa nella prima espansione del nostro gruppo.
La sua inclusione ci ha permesso di riflettere meglio la nuova configurazione del potere mondiale. Ne usciamo rafforzati.
Oggi rappresentiamo il 41% della popolazione e siamo responsabili del 31% del PIL mondiale a parità di potere d\u2019acquisto.
Ma ci troviamo di fronte a uno scenario più complesso rispetto a quando ci siamo riuniti per la prima volta.
In pochi anni siamo passati da uno scenario di multipolarità benigna a uno che riprende la mentalità obsoleta della Guerra Fredda e della competizione geopolitica.
Questa è una follia che genera grandi incertezze e corrode il multilateralismo.
Sappiamo dove questo percorso può portarci.
Il mondo deve capire che i rischi connessi sono inaccettabili per l\u2019umanità.
Non possiamo evitare di affrontare il principale conflitto attuale, che si svolge in Ucraina e ha effetti globali.
Il Brasile ha una posizione storica nel difendere la sovranità, l\u2019integrità territoriale e tutti gli scopi e i principi delle Nazioni Unite.
Troviamo positivo che un numero crescente di paesi, tra cui i paesi BRICS, abbiano contatti diretti anche con Mosca e Kiev.
Non sottovalutiamo le difficoltà nel raggiungimento della pace.
Né possiamo rimanere indifferenti davanti alle morti e alle distruzioni che aumentano ogni giorno.
Siamo pronti a unirci a uno sforzo che possa effettivamente contribuire a un rapido cessate il fuoco e a una pace giusta e duratura.
Tutti soffrono le conseguenze della guerra. Le popolazioni più vulnerabili nei paesi in via di sviluppo sono colpite in modo sproporzionato.
La guerra in Ucraina evidenzia i limiti del Consiglio di Sicurezza.
I BRICS devono agire come una forza di comprensione e cooperazione. La nostra volontà si esprime nel contributo della Cina, del Sud Africa e del mio paese agli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina.
Molti altri conflitti e crisi non ricevono la dovuta attenzione anche se causano enormi sofferenze alle popolazioni.
Haitiani, yemeniti, siriani, libici, sudanesi e palestinesi meritano tutti di vivere in pace.
È inaccettabile che la spesa militare globale in un solo anno superi i 2mila miliardi di dollari, mentre la FAO ci dice che 735 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno nel mondo.
La ricerca della pace è un dovere collettivo e un imperativo per uno sviluppo giusto e sostenibile.
In molti luoghi, mentre gli uomini fanno la guerra, sono le donne a lottare per la conciliazione. Valorizzare e rafforzare il ruolo delle donne nella risoluzione dei conflitti sarà sempre più centrale per un mondo pacifico.
Inoltre, l\u2019emancipazione delle donne è una precondizione per il pieno sviluppo economico e sociale.
Per parafrasare Thomas Sankara, grande leader panafricano: non possiamo aspirare a una società in cui metà della popolazione è messa a tacere dal machismo e dalla discriminazione nella partecipazione politica e nel mondo del lavoro.
Cari colleghi,
Il crollo della governance globale è evidente anche nelle agende di sviluppo, finanziamento e lotta al cambiamento climatico.
Al mio ritorno alla Presidenza del Brasile, mi rattrista vedere che l\u2019attuazione dell\u2019Agenda 2030 è a rischio in tutto il mondo.
Un recente rapporto delle Nazioni Unite indica forti battute d\u2019arresto.
Assistiamo al più grande aumento della disuguaglianza tra paesi negli ultimi tre decenni. Nel 30% degli obiettivi ristagniamo o regrediamo.
È molto difficile combattere il cambiamento climatico mentre tanti paesi in via di sviluppo sono ancora alle prese con la fame, la povertà e altre forme di violenza.
Resta rilevante il principio delle responsabilità comuni ma differenziate.
I maggiori responsabili delle emissioni di carbonio che hanno causato la crisi climatica sono stati coloro che hanno realizzato la rivoluzione industriale e alimentato un estrattivismo coloniale predatorio.
Hanno un debito storico nei confronti del pianeta Terra e dell\u2019umanità.
Dobbiamo valorizzare l\u2019Accordo di Parigi e la Convenzione sul clima, invece di esternalizzare le responsabilità climatiche al Sud del mondo.
Il Brasile sta recuperando il suo ruolo guida nell\u2019agenda ambientale.
Il coordinamento con altri paesi in via di sviluppo con foreste tropicali per agire nelle COP su clima e biodiversità sar\Uffffffff

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