dal nostro inviato all'Aquila Nicola Bossi
L’altra l’Aquila. Quella che nessuno racconta. Nelle tendopoli la democrazia è per molti versi sospesa. Non si possono fare assemblee tranne quelle organizzate dalla protezione civile. Quindi non si può informare sul lavoro che stanno facendo i movimenti. A settanta chilometri sulle coste vive gran parte della città dell’Aquila: con pochi soldi a disposizione, storditi dall’estate in costa, anche loro di fatto sono fuori da una potenziale osservazione e contestazione della ricostruzione voluta da Bertolaso.
Per molti dei comitati civili questo è il vero piano sicurezza del governo. Non far sapere cosa sta accadendo all’Aquila almeno fino alla fine della vetrina G8. Sono oltre diecimila i cittadini in cassa integrazione che ancora non hanno preso soldi da tre mesi. I famosi punti ristoro risorti a tempo di record, non vedono la presenza di aquilani ma soltanto di uomini del volontariato, delle forze dell’ordine e dei giornalisti. Persino i cantieri del governo sono in mano a ditte esterne all’Aquila: solo le briciole sono rimaste agli artigiani abruzzesi. L’Aquila è ormai una città colonizzata.
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