dal nostro inviato all'Aquila Nicola Bossi L’Aquila è completamente blindata: 14mila agenti di polizia che controllano 16 strade con dei check-point fissi, in più controlli a tappeto da Avezzano, dalla direzione costa e persino in provincia di Rieti. La maggior parte dei commercianti sta andando via dalla città per i tre giorni del G8. Le tendopoli sono praticamente blindate, anche per quanto riguarda l’informazione. Vigili urbani e tecnici del Comune stanno chiudendo tombini e tutte le strutture di gas ed elettricità. Una città blindata anche dopo la fiaccolata del 6 luglio dove quattromila tra aquilani e movimenti no global hanno sfilato per il centro senza nessun danneggiamento e senza nemmeno l’ombra di un qualsiasi reato. Quella fiaccolata in onore dei morti per qualcuno doveva essere a rischio tanto è vero che agenti di polizia in divisa antisommossa hanno scortato per tutto il tempo il corteo. Senza poi parlare degli elicotteri in volo sopra la città vecchia. La protezione civile si è giustificata parlando di voli antisciacallaggio. Un fenomeno di cui non c’è traccia da mesi, mentre nelle tendopoli blindate la criminalità e la disperazione sono all’ordine del giorno. Persino i cantieri del progetto casa – vedi Bassano e Onna – sono presidiati da carabinieri armati. Qui si lavora 24 ore su 24, anche perché domani Berlusconi porterà una delegazione dei grandi della Terra a visionare la sua ricostruzione. Bassano è il più grande dei cantieri: qui è stata sbancata una collina e verranno realizzate delle strutture in cemento antisismico sul modello alveare. In futuro oltre al danno paesaggistico c’è il rischio, quando la ricostruzione sarà finita, che diventeranno dei nuovi ghetti. I ricchi nella città ricostruita, e i poveri e gli stranieri nel ghetto della periferia. Condividi