di Michele Tripodi*

Questo personaggio in foto è stato condannato in primo grado all’ergastolo per la strage della stazione di #Bologna il 2 agosto del 1980.
Si chiama Paolo Bellini, fascista, appartenente ai NAR, formazione terroristica di estrema destra degli anni settanta.
Si aggiunge ad altri esecutori materiali dell’attentato individuati in Giusva #Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini. Tutti estremisti di destra.
Il processo dopo oltre 40 anni sta facendo emergere nuovi scenari inquietanti indissolubilmente legati alla strategia della tensione, al legame con la P2, alle logge massoniche, alla CIA americana, ai servizi segreti.
Un “affare di stato” - è proprio il caso di affermarlo - costato 4 milioni di dollari a quanto pare, utili a finanziare il #terrorismo nero stragista che negli anni successivi si è ritratto producendo oligarchi espatriati lontano, all’estero, introvabili.
L’ergastolo a Paolo Bellini non chiude, ma apre una pagina del libro nero della nostra Repubblica che deve ancora essere sfogliato e letto fino all’ultima parola. Sin quando cioè un tribunale dello Stato con la S maiuscola non individui i mandanti e, per chi ancora vive, li condanni in modo esemplare.
La strage di Bologna così come tutti i delitti commessi dal terrorismo negli anni di piombo grida vendetta insieme alle famiglie delle vittime ed, in alcuni casi, il grido è accompagnato dalle parole coraggiose dei familiari di alcuni carnefici come appunto il Bellini.
Sua figlia Silvia (Bellini) ebbe il coraggio di cambiare cognome disconoscendo così il padre e rendendo testimonianza in giudizio contro il papà biologico, la cui vita parallela di criminale si è disvelata proprio nel corso del dibattimento grazie ai suoi familiari.

Viva la giustizia che avanza a piccoli passi, in attesa che sia del tutto compiuta.

*Sindaco di Polistena

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