SEMAFORO ROTTO
di Matteo Angeli
Di settimana in settimana, i sondaggisti tedeschi profilano uno scenario sempre più preoccupante. L’estrema destra dell’Alternative für Deutschland sarebbe la “vera alternativa” al governo attuale per sempre più intervistati. Che, rispetto al passato, non si fanno più problemi a dirlo. E questo rende bene l’idea della minaccia all’orizzonte.
Secondo l’indagine demoscopica pubblicata due giorni fa dal Tagesschau e commissionata da Ard, se si votasse domenica, la SPD di Olaf Scholz si ritroverebbe appaiata al 18 per cento con la AfD di Tino Chrupalla e Alice Weidel. Gli altri partner di governo, verdi e liberali, si piazzerebbero rispettivamente al 15 e al 7 per cento. La CDU arriverebbe prima, ma con un “misero” 29 per cento.
È innanzitutto una disfatta per la coalizione semaforo, dai colori dei tre partiti che la compongono. Il 79 per cento degli intervistati non sarebbe infatti soddisfatto del lavoro del governo, un balzo in avanti di dieci punti rispetto a maggio.
I dati di Ard sono in linea col trend indicato da tutti i recenti sondaggi d’opinione. L’ultimo, di oggi, è dell’istituto Kantar e vede la CDU al 27 per cento, la SPD al 20 per cento e la AfD al 17.
Il principale problema del cancelliere è la litigiosità che regna tra socialisti, verdi e liberali. L’ultima disputa in ordine di tempo è legata alla riforma sul consumo energetico degli edifici. Un punto del programma di coalizione che anche i liberali della FDP avevano approvato e che ora fanno di tutto per modificare e ritardare. Robert Habeck, vice-cancelliere in quota ecologista, ha parlato di una “promessa rotta” per definire il comportamento del leader liberale Christian Lindner. Il quale, dal canto suo, in quanto ministro delle Finanze non perde occasione per ricordare ai colleghi dell’esecutivo che quest’anno bisognerà tornare a stringere i cordoni della borsa e puntare al pareggio di bilancio.
Lindner sa che il suo partito è l’anello debole della coalizione semaforo. E vuole evitare a tutti i costi di fare la fine di Guido Westerwelle, il leader liberale che nel 2009 consegnò la FDP a un’alleanza fatale. Nel 2012, dopo quattro anni di governo con la CDU di Angela Merkel, gli elettori punirono severamente il suo partito, lasciandolo fuori dal Bundenstag.
I liberali hanno bisogno di mostrare che contano anche loro. E allora, altro che partner di coalizione: sono diventati il partito dei “no”, che riviene sugli impegni presi. Scholz cerca di accontentarli perché sa che non può governare senza di loro. Ma un semaforo sempre giallo – è il colore dei liberali – è un semaforo che non funziona.
L’altro partner di governo, i verdi, fa invece i conti con un serio grattacapo. Da settimane il vice-cancelliere Habeck è nella bufera perché il suo braccio destro, Patrick Graichen, avrebbe nominato il suo testimone di nozze per un incarico di vertice presso l’Agenzia tedesca per l’energia, che è di proprietà statale. Un conflitto di interessi inaccettabile, soprattutto per un partito che ha sempre fatto della trasparenza uno dei suo cavalli di battaglia. Ciononostante, Graichen non ha ancora lasciato il suo posto di segretario di stato. Habeck cerca di difenderlo, dicendo che licenziarlo sarebbe un provvedimento troppo drastico.
In ogni caso, i verdi restano il partner di coalizione che se la passa meglio. Nonostante lo scandalo che investe il ministero di Habeck, i sondaggi li danno stabili intorno alla percentuale ottenuta alle scorse elezioni, il 14,8 per cento. A crollare sono la SPD, che dal 25,7 si ritrova al 18 per cento, e la FDP, che passa dall’11,5 al 7 per cento.
In diversi commenti di stampa è stigmatizzata la latitanza del cancelliere. Quale leader di governo consente a un partner di coalizione (peraltro junior) di stracciare le scadenze concordate in sede di gabinetto e di coalizione? Se a Merkel nel secondo anno di cancellierato veniva rimproverata la “mancanza di coraggio”, Scholz rischia di passare alla storia per “la mancanza di autorità”. A lamentarsi è anche la popolazione. Secondo il sondaggio di Ard, l’84 per cento dei tedeschi pensa che Scholz dovrebbe stabilire in maniera più chiara la linea del governo. L’83 per cento, inoltte, crede che la coalizione semaforo impieghi troppo a legiferare.
Nonostante tutto ciò, in un duello diretto per la cancelleria (che in Germania non esiste, se non nella testa dei sondaggisti), Scholz arriverebbe ancora in testa nella sfida contro Friedrich Merz, l’attuale leader della CDU. Sono i dati del sito wahlkreisprognose.de.
In ogni caso, l’ascesa dell’Afd non è imputabile solo alla compagine guidata – se ancora si può usare questo termine – da Scholz. Anche la CDU di Merz delude. Dovrebbe essere il principale partito di opposizione, ma in questo ruolo si fa sorpassare dai continui “no” della FDP.
C’è chi fa notare che se la CDU svolgesse adeguatamente il suo compito, non sarebbe solo al 29 per cento nei sondaggi, ma molto più in alto. In termini di contenuti, mancano le proposte alternative. Ancora peggio, nella forma i cristiano-democratici si lasciano andare a pericolose scorribande verso l’estrema destra. Come quando il leader della CDU in Turingia, Mario Voigt, bolla come “STASI dell’energia” l’iniziativa del governo che richiede ai comuni di trasmettere i dati sul riscaldamento. Una maniera per presidiare l’estrema destra? Rischia di essere piuttosto un modo maldestro di scimiottarla, che non fa altro che darle ancora più vento in poppa.
Secondo il sondaggio di Ard, il 67 per cento di coloro che dicono di voler votare per l’AfD lo fa perché “deluso dagli altri partiti”. L’opposizione all’immigrazione rimane il tema principale per questa fetta di elettorato, ma, attenzione, le questioni energetiche e climatiche arrivano subito dopo. È il segno che l’estrema destra sta riuscendo a capitalizzare sulle paure della gente riguardo alla transizione verso un modello economico più rispettoso dell’ambiente.
Gli spettri evocati dai sondaggi potrebbero diventare presto realtà. In autunno si tengono le elezioni regionali in Baviera e Assia, due stati della Germania ovest, dove l’AfD va tradizionalmente peggio. Tuttavia, anche qui i sondaggi la danno a doppia cifra, all’11 per cento in Assia e al 12 per cento in Baviera. Addirittura peggiori sono i pronostici per il prossimo anno, quando si voterà in vari Länder orientali, cioè in Turingia, Sassonia e Brandeburgo. Nell’Est, in quelli che sono definiti i “nuovi Länder”, l’estrema destra è in testa alle intenzioni di voto, con un 30,5 per cento generale.
Le prospettive di governo restano tuttavia estremamente risicate. Diversamente dal caso italiano, in Germania è in atto da tempo un cordone sanitario contro l’estrema destra, la cui tenuta non è per il momento in discussione.
Commentando i sondaggi che vedono l’AfD in ascesa, il presidente della CDU, Friedich Merz, ci ha tenuto a escludere qualunque ipotesi di collaborazione futura. Parlando della AfD Merz ha tuonato: "Questo partito è xenofobo, questo partito è antisemita. Non abbiamo niente a che fare con queste persone".
Fonte: ytali.com

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