Quando la mattina del 2 novembre 2007 la polizia scoprì nella villetta di via della Pergola il cadavere della studentessa inglese Meredith Kercher l'attenzione degli investigatori fu attirata dal vetro rotto di una finestra. Era stato l'assassino a forzare l'imposta dall'esterno o era invece solo una messa in scena per depistare le indagini? Sul quesito si sono confrontati oggi davanti alla corte d'assise i pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi ed un consulente della difesa di Raffaele Sollecito che con Amanda Knox è accusato dell' omicidio. Per la pubblica accusa il vetro della finestra della camera di una delle coinquiline di Meredith è stato rotto dall'interno come proverebbero i frammenti di vetro ed il grosso sasso rimasti sul pavimento della stanza. Si tratterebbe quindi di un maldestro tentativo per alterare la scena del delitto da parte dei responsabili dell' omicidio. Non è così per i difensori dello studente pugliese un cui consulente, l'ex maresciallo Francesco Pasquali, stamani ha deposto per due ore proiettando in aula anche il filmato di un esperimento. E' stata ricostruita una finestra delle stesse dimensioni e con lo stesso materiale di quello della villetta del delitto collocata in una stanza della stessa grandezza e con gli stessi arredi di quella della coinquilina di Meredith. Tre gli esperimenti filmati da due telecamere, una dentro ed una fuori la stanza, con un sasso di quattro chilogrammi scagliato dall'esterno contro la finestra. Ebbene, per il consulente la posizione dei frammenti di vetro e del sasso sarebbe la stessa di quelli repertati sulla scena del delitto. Non ne sono convinti i pm Mignini e Comodi i quali hanno osservato che nella ricostruzione del consulente della difesa non si è tenuto conto delle persiane presenti invece nella villetta di via della Pergola. ''Le persiane erano socchiuse'' ha commentato l'avvocato Francesco Maresca, legale di parte civile della famiglia Kercher, secondo il quale l'udienza di oggi ''non ha portato niente di nuovo se non il fatto che i dati oggettivi che c'erano agli atti non sono stati esaminati per sviluppare queste consulenze''. ''Non vi è stata nessuna simulazione ma è stata una effrazione perpetrata dall'esterno con successiva scalata da parte di qualcuno che è entrato per rubare e ha commesso poi la violenza e successivamente, nell'escalation, l'omicidio'' ha commentato alla fine dell'udienza di oggi l'avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Raffaele Sollecito. E il responsabile potrebbe essere proprio l'ivoriano Rudy Guede già condannato a 30 anni con rito abbreviato per l'omicidio. ''Lo abbiamo sempre detto e ripetuto - ha detto l'avvocato Maori - e ogni udienza si rafforza sempre più questo nostro convincimento che sta diventando ormai una certezza assoluta''. ''Questi ormai continui tentativi dopo ogni udienza di scaricare tutto su Rudy assomigliano a quei rinvii svirgolati dei vecchi tersinacci di paese con la palla che regolarmente tornava agli avversari'' hanno replicato i difensori di Rudy Guede, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile. Nell' udienza di oggi, alla quale hanno assistito entrambi gli imputati, sono stati sentiti altri testimoni, tra i quali Riccardo Luciani, uno dei giovani che abitavano nell'appartamento sottostante a quello dove è avvenuto il delitto e che ha definito la relazione tra Meredith e il suo coinquilino Giacomo Silenzi ''semplice e appena agli inizi''. Il processo continuerà domani con le deposizioni di alcuni amici di Giovinazzo di Raffaele Sollecito. Condividi