FEMINICIDIO: IL SILENZIO "COMPLICE" DI UNA CULTURA PATRIARCALE CHE SEMINA MORTE
di Lea Melandri
"Strage familiare a Tempera (L'Aquila): urologo in pensione uccide moglie e figli e poi si toglie la vita"
Dal femminicidio allo sterminio di tutta la famiglia fino al suicidio dello stesso sterminatore.
Non spenderò più una parola su quel perverso annodamento che è il rapporto tra vita intima, legami affettivi e violenza, tra la famiglia cosiddetta "naturale", formata da un uomo e da una donna, da un padre e da una madre, e la storia del rapporti di potere su cui si è costruita, fino al potere di vita e di morte che ancora oggi alcuni uomini esercitano sulla donna, volgendo qualche volta l'arma anche contro se stessi.
Quello su cui non finirò mai di esprimere la mia incredulità e indignazione è la miseria, la vigliaccheria, l'omertà con cui si continua a darne notizia. Sul Tg3 delle 19 l'ennesimo femminicidio con strage di tutti i componenti della famiglia, viene descritta con poche parole nello scarno resoconto di un "caso" di cronaca nera. Ci viene risparmiato il solito scontato tentativo di risalire al "movente", e si va invece alla chiusura con una battuta, che forse voleva alleggerire il tutto, e che in realtà ho trovato agghiacciante: "Morta tutta la famiglia, è rimasto solo il cane, che non avrà più nessuno con cui giocare".
Ci indignamo giustamente del negazionismo quando riguarda gli orrori del nazifascismo, ma che dire del silenzio a questo punto decisamente "complice" di una cultura patriarcale che semina morte negli interni delle case come nella vita sociale e nelle relazioni tra i popoli?
Se gli uomini riescono ancora a dormire tranquilli perché la "virilità" che uccide non li riguarda, vuol dire che la storia è cambiata poco.
Fonte: Facebook

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