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ROMA - Ogni giorno in Italia falliscono 30 imprese, lo dicono i dati forniti dalla ricerca Movimprese di Unioncamere sul secondo trimestre 2009, nello stesso periodo dell'anno scorso erano 'solo' 22. Tra aprile e giugno sono entrate infatti in procedura fallimentare 2.750 imprese. Per chi resiste rimane però il problema del credito. Il neo-presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello spiega infatti che "l'emergenza credito resta alta in una situazione in cui il 71% delle imprese industriali dichiara di avere problemi di liquidità". Da un'indagine Unioncamere risulta infatti che il 20,7% delle imprese totali afferma di aver visto un peggioramento delle condizioni del credito bancario se non un rifiuto. Un dato che sale al 32,4% se si considerano solo quelle che hanno effettivamente richiesto un finanziamento nell'ultimo periodo, il 35,9% non ha infatti fatto domanda mentre per il 43,4% del totale le condizioni non sono peggiorate. A fianco delle saracinesche che si abbassano ci sono quelle che si alzano, tanto che, negli ultimi tre mesi, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni ai registri delle camere di commercio é tornato positivo: 28 mila nuove attività, differenza tra le 98 mila 'nuove nate' e le 70 mila che sono 'morte'. Il tasso di crescita è quindi dello 0,46%, il più basso da sette anni, relativamente al secondo trimestre, ma pur sempre positivo. Questi dati sono stati presentati durante l'assemblea annuale dei presidenti delle camere di commercio presieduta da Dardanello che ha fornito anche i numeri di una lieve ripresa della fiducia: "I nostri dati più recenti dicono che il 41% delle piccole imprese e il 46% di quelle medie sta reagendo alle difficoltà e le aziende che prevedono un aumento degli ordinativi esteri nel secondo semestre 2009 tornano ad essere superiori a quelle che vedono nero". Dardanelli però avverte: "sarebbe un errore abbassare la guardia, pensando che il peggio sia passato. Non è così. C'é il rischio che gli effetti più duri siano dietro l'angolo. Il momento della verità per gli imprenditori sarà l'autunno". All'assemblea era presente anche il vice-ministro alla Sviluppo economico, Paolo Romani che è tornato sulla congiuntura e sugli interventi per il futuro: "Siamo in una fase di congiuntura delicata ma il sistema sta mostrando i primi segnali di miglioramento. Ora è necessario avviare le riforme strutturali: creazione di mercati più trasparenti e concorrenziali, potenziamento infrastrutture materiali e immateriali e modernizzazione della Pubblica amministrazione". Condividi