Marco Vinicio Guasticchi difficilmente dimenticherà questa prima giornata del Consiglio provinciale. Una giornata di trattative frenetiche iniziata stamattina presto e andata avanti fino all’ultimo secondo disponibile prima di entrare in Consiglio per esperire le prime formalità e fare il suo primo discorso. Il fulcro di tutto il caos è la componente socialista di Sinistra e Libertà. All’ora di pranzo erano fuori dalla giunta, alle 16 erano dentro. L’accordo è stato trovato tra il presidente e la delegazione socialista sull’assessorato per Roberto Bertini e la presidenza del Consiglio per Luciano Bacchetta. Il problema è che questo accordo, così come cucinato, è un piatto un po’ indigesto per altri settori della maggioranza.
Da qui al prossimo Consiglio (mercoledì prossimo) ci saranno, a quanto apprende Umbrialeft, altri incontri per capire come uscire dalla situazione. La battaglia, insomma, è sulla presidenza del Consiglio. I socialisti (leggi Luciano Bacchetta) la vogliono per veder riconosciuto l’ottimo risultato ottenuto nell’Alto Tevere. Questioni di meriti conquistati sul campo insomma. Fatto sta comunque che oggi la prima votazione per il presidente ha dato come esito una fumata nera. Oggi era necessaria la maggioranza dei due terzi (21 voti), mentre durante il prossimo Consiglio ci saranno altre due votazioni: la prima sempre con maggioranza di due terzi, la seconda a maggioranza assoluta. Altra notizia, è che ci sono i nomi degli assessori ma non ci sono le deleghe: “Lasciamo un po’ di suspense” dice Guasticchi. La verità però, è che Guasticchi ne deve ancora assegnare qualcuna e che dunque c'è ancora un po' di caos.
Intorno alle 16 il clima che si respirava dentro l’aula consiliare era quello delle grandi occasioni. Mogli, parenti, figli e amici armati di cellulari e fotocamere per immortalare il primo giorno di scuola dei consiglieri. Quelli del centrodestra già seduti sui loro banchi intorno alle 15.30, quelli del centrosinistra in altre faccende affaccendate fino all’ultimo secondo. Dall’altra parte del corridoio infatti, davanti alla stanza “presidenziale” è tutto un capannello di politici e giornalisti. Capannelli in cui, mancando le certezze, circolano le ipotesi più varie. Con i socialisti barricati nella stanza di Guasticchi a trattare, fuori ad un certo punto viene fuori pure la teoria della presidenza a staffetta: due anni e mezzo ai socialisti e l’altra metà al Pd. Poi arriva l’accordo, introno alle 16: Mario Fioriti, segretario provinciale del Ps, chiede un pezzo di carta che viene firmato dal presidente, da Piero Mignini (Pd), da lui e dal suo vice. Si può entrare in Consiglio.
Si procede rapidamente con l’appello, anzi no. Con tutta la stampa schierata l’occasione di visibilità è troppo ghiotta e l’opposizione non se la fa sfuggire. Così Franco Asciutti (senatore Pdl e candidato sconfitto del centrodestra) prende la parola e cavilla sull’orario di inizio della seduta. Ma lui, “per carità”, dice di “non voler far polemica”. Fatto l’appello si procede alla convalida degli eletti e poi al giuramento del presidente e al suo primo discorso (per leggerlo clicca qui
http://www.umbrialeft.it/node/20071).
Poi, finalmente, arriva il piatto forte: l’ordine del giorno prevede l’elezione del presidente del Consiglio. Con l’accordo fatto su Bacchetta ci pensa Luca Baldelli del Prc (contrario all'ipotesi della presidenza a Sinistra e Libertà) a sparigliare le carte prendendo la parola e candidando la pidiina Daniela Frullani: “Visto che non ci sono accordi precostituiti – dice Baldelli – propongo questo nome che è garanzia di continuità e correttezza”. E qui parte la sarabanda di interventi, controinterventi e precisazioni: si parte con il capogruppo Pd Rasimelli che chiede alla minoranza di convergere sul nome della Frullani ma precisa poi che “la maggioranza non ha fatto riunioni sui nomi da proporre. Ringraziamo Baldelli ma voteremo scheda bianca”. Poi si scalano gli animi di Asciutti e Biagiotti (Pdl), che dicono alla maggioranza di andare avanti con i voti che ha e che “siamo alle solite: si piegano le istituzioni ai voleri dei partiti, non ci siamo”.
E visto che non ci siamo Rasimelli precisa che il suo era un invito al dialogo, che “non stiamo eleggendo il presidente della Repubblica”. Asciutti accoglie l’invito e promette dialogo. Fatto sta che la prima votazione è andata così: 31 votanti, 28 bianche, 2 voti per Daniela Frullani e uno per Carocci, e questo è un segnale. Carocci è infatti l’esordiente della Lega Nord (è la prima volta che il partito di Bossi elegge un rappresentante in Consiglio) che si è auto-votato in questo primo round. Silente e un po’ emozionato per tutta la seduta, pantaloni gialli, camicia nera e cravatta tempestata del simbolo leghista, Carocci autovotandosi ha fatto capire che la Lega farà un po’ come gli pare alle prossime votazioni. Questi i nomi della giunta, così come comunicati da Guasticchi. Tra parentesi, non sono pervenuti rappresentanti dell'area del Trasimeno e di Gubbio-Gualdo. Per chi non lo sapesse infatti, nella composizione delle giunte provinciali la ripartizione territoriale è fondamentale.
1) Carlo Antonini (Pd)
2) Donatella Porzi (Pd)
3) Aviano Rossi (Idv) – vicepresidente
4) Roberto Bertini (Sinistra e Libertà)
5) Domenico Caprini (Pd)
6) Giuliano Granocchia (Prc)
7) Stefano Feligioni (Pdci)
8) Piero Mignini (Pd)
9) Ornella Bellini (Pd)
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