di Lucio Manisco (prima trascrizione articolo di Cristina Micalusi).

Leggiamo su un quotidiano di sinistra che la difesa dei diritti umani esibita alla Coppa del Mondo in Qatar è ammantata da ipocrisia perché finalizzata al commercio delle armi, al controllo dei lavoratori-migranti. C'è qualche verità ma il resto è maionese impazzita. L'errore fondamentale è la scelta della località: un emirato arabo dai cui rubinetti escono fiumi di oro e petrolio di cui hanno beneficiato squadre e dirigienti di calcio, tifosi da ogni angolo del mondo, attratti non solo dall'amore del pallone, ma anche e soprattutto dal basso, bassissimo costo dei servizi ( volo Buenos Aires-Emirati : 85 euro), alberghi 5 stelle a prezzi da due stelle. E poi ci sono ma non si vedono i "locals", ricchi e quelli super ricchi. Una pagina del New York Times del 30 novembre per descrivere, con abbondanza di dettagli, il quartiere lussuoso "fortificato" per i signori emiri che hanno a loro disposizione una via d'accesso e una sezione con poltrone allo stadio...
Gli Stati Uniti d'America sono presenti: 111 miliardi di dollari in armamenti ai Sauditi, azzerato il capo d'accusa al principe che aveva ordinato l'assassinio del giornalista Khashoggi (prima ancora strette di mano con gli esponenti di due governi italiani).
Passiamo ad altro: al cambiamento climatico che avanza a marce forzate. Una vignetta del Detroit Free Press con lo zio Sam ghignante che spacca in due con un macete il globo terraqueo e le statistiche che portano a 46 milioni e duecentomila i poveri nella repubblica stellata. Forse Macron e Biden stanno scambiando facezie sul tema. La responsabilità diretta- o dovrebbe essere automaticamente penale? - di governanti e dirigenti nell'Alabama come a Ischia. Perché non è così? Si consiglia trovare la risposta nel prezioso volumetto di Luciano Canfora:
"La democrazia dei signori".
 

Condividi