Mentre era attesa al Festival dei Due mondi di Spoleto, dove sabato andrà in scena il suo 'Bamboo blues', è morta la coreografa tedesca Pina Bausch, stroncata inaspettatamente da un tumore diagnosticato appena cinque giorni prima.
Era una delle più originali protagoniste della danza moderna, la creatrice di un suo stile fortemente teatrale, di un repertorio decisamente connotato, nonché di una delle più celebri compagnie il Tanztheater, con sede a Wuppertal, in Germania, considerato il più importante gruppo di ''teatro-danza''. Celebri anche alcune sue partecipazioni cinematografiche, fra le quali quella in 'E la nave va' di Federico Fellini, nei panni di una contessa non vedente.
Iniziò la sua carriera da adolescente, esibendosi in piccoli ruoli di attrice nel teatro di Solingen. La sua formazione artistica avvenne nella Folkwang Hochschule di Essen, diretta da un grande come Kurt Jooss, dove nel 1955 si iscrisse, iniziando ad apprendere l'arte della danza in chiave espressionista. In seguito si trasferì, grazie ad una borsa di studio, a New York, dove si perfezionò alla Juillard School of Music, lavorando successivamente, in veste di ballerina, sia con il New American Ballet che con il Metropolitan Opera.
Dopo il rientro in Germania nel 1962, che la vide impegnata ancora come danzatrice, la Bausch iniziò, dal 1968, a comporre le prime coreografie per il corpo di ballo della sua prima scuola, la Folkwang Hochschule, del quale l'anno successivo divenne la direttrice. Nel 1973 fonda il Tanztheater a Wuppertal. Le sue composizioni iniziano a riscuotere un successo internazionale, accumulando riconoscimenti. Inizialmente ispirate a capolavori artistici, letterari e teatrali, le sue coreografie subirono una svolta decisiva dopo la realizzazione del suo spettacolo più celebre, Cafè Muller (1978), composto sulle musiche di Henry Purcell.
Già tendenzialmente spinte verso una critica della società consumistica e dei suoi valori, le opere approfondirono sia il contrasto uomo-società, sia la visione intima della coreografa e dei suoi danzatori, spingendoli ad una espressività diretta e connessa alle proprie personali interpretazioni dei sentimenti. Le novità del suo lavoro non consistono tanto nell'invenzione di gesti, quanto nel loro utilizzo connesso ad una molteplicità di materiali scenici di derivazione strettamente teatrale, come le sedie del Cafè Muller o altre suppellettili in 'Victor' il balletto dedicato a Roma, che la Bausch inseriva nelle sue composizioni, che negli ultimi anni avevano sempre un forte legame con i luoghi dove erano create.
'Bamboo blues' viene annunciato dal Festival di Spoleto - dove debutterà sabato - come un mirabile contenitore, un ipnotico mosaico di immagini nel quale si fondono gli aspetti tradizionali e quelli contemporanei dell'India. Uno spettacolo che coinvolge tutti i sensi, allo stesso tempo magico nelle reminiscenze del passato e incalzante nella sua aspirazione al futuro.
''La stavamo aspettando entro la settimana qui a Spoleto'', racconta Giorgio Ferrara, direttore del Festival dei sue mondi, aggiungendo: ''Sapevamo che si era ricoverata per accertamenti, ma che questo l'aveva costretta solo a non andare con la compagnia in Polonia, mentre a Spoleto, cui è legata da tanti ricordi, sarebbe arrivata comunque''.
In programma al festival il suo spettacolo 'Bamboo blues' sabato, domenica e lunedì, che i tecnici di Wuppertal stanno gia' montando al Teatro Nuovo, in attesa dell'arrivo della compagnia domani. ''Lei non ci sarà, ma ci sarà il suo lavoro e ho intenzione - continua Ferrara - di dedicare tutto il programma di danza del Festival alla sua memoria, alla sua straordinaria arte''. E il direttore ricorda di averla incontrata l'ultima volta due mesi fa a Parigi, proprio per definire la sua partecipazione. Fu un bell'incontro e una lunga chiacchierata che oggi mi lascia una grande tristezza, non solo per la perdita di un'artista, ma proprio per quella della sua persona''.
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