di Alfonso Gianni 

Tra le tante stime. emerge oggi quella dell'Ance (l'associazione nazionale dei costruttori edili) per cui i rincari energetici comporterebbero il 35% dei costi in più rispetto ai prezzari precedenti. La realizzazione dei progetti - quelli che ci sono - del Pnrr si complica. Certamente ci fanno la cresta. Ma il problema, unito all'incremento dell'inflazione, dei generi alimentari e dell'energia per le famiglie, si ingigantisce. Intanto il governo si inventa nuovi compratori per Ita o scivola sulla questione dei balneari. Ci si affanna sul price cap  europeo, intanto Medvedev minaccia la fine delle forniture di gas russo, non certo sostituibili con una costosa pipe line che scavalca i Pirenei. Il nesso tra guerra e peggioramento (non per tutti, non gli Usa, o la Norvegia, o la stessa Russia) dell'economia è mai stato più immediato e chiaro di così.  Il prolungamento della guerra, che ognuno dei contendenti pretende di vincere, è il motivo di fondo, nel momento attuale, che impedisce di agire positivamente ed equamente sul clima e sull'economia. Logica vorrebbe dunque che tutto lo sforzo fosse per il cessate il fuoco e una conferenza internazionale di pace. Invece non se parla, o pochissimo, né nei programmi né nei dibattiti in questa campagna elettorale, la peggiore di sempre. Lo so è una citazione abusata, ma qui ci vuole: quos vult iupiter perdere dementat prius.

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