PERUGIA - Farà conoscere il linguaggio legato al mondo delle terrecotte, delle ceramiche e delle maioliche di Deruta il documentario dal titolo “Fa’ i cocci”, presentato ieri a Cima Sappada, nel bellunese, dagli autori Antonio Batinti e Antonello Lamanna, rispettivamente docente all’Università per Stranieri di Perugia e ricercatore, durante un meeting internazionale di studi organizzato dall’Università di Padova.
Il documentario, che fa parte del progetto scientifico “Voxteca, archivio della voce”, di cui anche la Regione Umbria è partner, è stato l’occasione per fare il punto sulla ricerca linguistica in Umbria.
Nel documentario, girato tra le più importanti fabbriche di ceramica di Deruta, sono state analizzate dal punto di vista linguistico tutte le fasi del ciclo produttivo della lavorazione dell’argilla (selezione, preparazione e lavorazione dei materiali, modellazione al tornio, a stampo e ‘a colaggio’, l’essiccazione, la smaltatura, la decorazione e la cottura).
L’attenzione è stata rivolta alla terminologia tecnica utilizzata da tornianti, stampatori, vasai e decoratori, e più in particolare al lessico ceramologico contemporaneo e al linguaggio degli artigiani ‘di bottega’, che continuano ad utilizzare termini presenti già nei glossari del Cinquecento.
“È un lavoro – ha commentato a margine del convegno l’assessore alla Cultura della Regione Umbria Silvano Rometti - che riempie un vuoto negli studi su una delle eccellenze più importanti dell’Umbria e denota un’attenta analisi del nostro patrimonio culturale, orale e immateriale, che, come conferma l’‘Unesco’, è riconosciuto degno di essere tutelato”.
“Al Centro dell’attenzione delle nostre ricerche – hanno spiegato Batinti e Lamanna - ci sono state quelle varietà linguistiche di tradizione orale che l’abitudine ci induce a definire ‘dialetti’. Si tratta, invece, di lingue ‘naturali’ affidate alla competenza dei ‘parlanti’ e non a grammatiche e apparati normativi codificati dall’esterno. La trafila dell’oralità su cui si basa la loro trasmissione, e che per secoli è stata la loro forza, col mutare dei modelli sociali e culturali e l’avvento di tecnologie che rivoluzionano i sistemi di comunicazione, rischia di diventare motivo di debolezza. Oggi, perciò è fondamentale riflettere - hanno detto i due autori - sull’importanza di varietà linguistiche che hanno rappresentato un forte strumento di coesione, inscindibilmente legate all’interpersonalità dei rapporti, al gruppo e al territorio. Raccogliendo le testimonianze dei protagonisti, che rifiutano di interrompere la continuità generazionale - hanno concluso Batinti e Lamanna - alcune parlate, altrimenti condannate all’oblio, potranno forse tornare ad essere protagoniste”.
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