Una Venere che si scatta un selfie Provocazione alla mostra del MANU
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Farà discutere. É scontato. Una gigantesca Venere di Milo (4,80, più del doppio dell'originale esposto al Louvre), con le braccia (mentre dell'opera in marmo non sono state ritrovate) e con in mano un cellulare, col quale la dea della bellezza é pronta a scattarsi un selfie. Come una qualsiasi persona (femmina o maschio che sia) dei giorni nostri.
La provocazione di Paolo Ballerani e Mauro Tippolotti diventerà il tema ed il traino della mostra "Il passato é presente - Archeologia contemporanea", ospite per tre mesi, a partire da sabato prossimo, al Manu, il Museo archeologico nazionale dell'Umbria.
Ballerani, pittore e scultore, presenterà, una decina di opere (tra cui i possenti cavalli e le loro eleganti criniere) in polistirolo o propilene, ricoperte di resine e con l'aggiunta di colori in polvere; Tippolotti, pittore, esporrà altrettante grandi tele con le consuete esplosioni di colori tra smalti, acrilici e olii.
Questa coppia di artisti perugini ("Unione di diversità", secondo il critico Andrea Baffoni) presenta corde e sensibilità vicine e amicali, se é giunta al quarto evento in pochi anni (dal 2017: Odissea, L'ultima crociata, la mostra all'Artemisia, la Venere di Milo). In questa occasione - ecco la novità - i lavori verranno esposti al Museo Archeologico, sia nella parte aperta (il chiostro), sia lungo la scalinata e le sale interne. A buona ragione l'assessore alla cultura Leonardo Varasano, nel corso della presentazione - organizzata all'aperto ai tavoli del Bistrot di piazza Matteotti, con il contributo pure della Casa degli Artisti e della Confraternita del Sopramuro - ha parlato di "contraddizione, solo apparente, tra le meraviglie del Manu e l'arte ricca di ricerca e di stimoli" dei due artisti. Varasano ritiene anche appropriato il titolo ("Il passato é presente"): "Epoche e prospettive, stili ed abitudini diverse si fondano in una "archeologia contemporanea", in un ossimoro pieno di senso e di spunti di riflessione".
Baffoni, dal canto suo, ha richiamato un saggio del filosofo Giorgio Agamben, in cui si afferma che "l'uomo europeo può accedere alla sua verità solo attraverso un confronto con il passato". Aggiunge il critico d'arte: "lo sguardo al passato diventa fondamentale per un confronto con quella saggezza del fare che si sta sempre più inabissando nell'ignoranza del ricevere". Ergo: "Scavare nel presente per ricercare il senso perduto del vivere civile".
L'archeologa Maria Angela Turchetti, direttore del Manu, esordisce con una affermazione tranchant: "L'archeologia é contemporanea". Ecco perché ha deciso, con coraggio, di "far dialogare Passato e Presente, Antichità e Contemporaneità".
La Turchetti si é soffermata, giustamente, sulla Venere il cui originale del II sec. a.C. "é impassibile, concentrata, elegante e il suo sguardo sembra convergere verso l'oggetto, oggi perduto, tenuto in origine nella mano sinistra, forse uno specchio, uno scudo, una conocchia, il pomo offertole da Paride". Alla "nostra signora della bellezza" (così la definì Heine), Ballerani e Tippolotti hanno aggiunto il braccio sollevato come nell'Afrodite di Capua. E addirittura hannomarricchito l'opera con l'idea di far compiere alla dea un austoscatto, uno dei "vizi" dei nostri giorni, che testimoniano, spesso se non sempre, della futilità, del narcisismo, della ricerca dell'autoafermazione, della cultura dell'apparire - a scapito dell'essere - dei nostri tempi. O forse moda di sempre dell'umanità dell'effimero.
Quel gesto della Venere, "umano, troppo umano, rappresenta una sintesi tra la ricerca del Bello e l'informazione bombardata - ma non curata, non coltivata, non vissuta -, da cellulari sempre più potenti. Mentro lo strumento in se stesso, se usato con intelligenza e capacità critica (come tutti gli utensili) risulterebbe un potenziamento dell'essere umano. Che, guai a dimenticarlo, é il passato che si fa, finché vive, continuamente presente. Ognuno di noi, momento per momento, è il frutto di quello che é stato prima, nel passato.

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