Lo scorso gennaio, il ministro Patrizio Bianchi e l’amministratore delegato  di SNAM Marco Alverà hanno annunciato per il prossimo settembre l’istituzione dei licei TED (Transizione Ecologica e Digitale) ideati per formare future generazioni che sappiano affrontare e  gestire la crisi climatica ed energetica del nostro tempo. Ventotto istituti dislocati in varie regioni italianehanno aderito all’ iniziativa, ma la volontà è quella di  coinvolgere oltre mille scuole  a partire  dall’anno successivo.  

Il progetto si avvale della collaborazione del Consorzio ELIS (Educazione, Lavoro, Istruzione, Sport) cui aderiscono più di cento grandi aziende e piccole e medie imprese che dovrebbero collaborare attivamente alla ideazione e realizzazione dei curricoli offrendo “conoscenze aggiornate e l’opportunità di verificarle sul campo attraverso tirocini e altri modelli di didattica esperienziale”.  Del consorzio ELIS fanno parte ENI, Edison, ENEL e SNAM che si occupano di energia; Leonardo attiva nei settori della difesa, aerospazio e sicurezza; Microsoft e IBM nel campo digitale;  Nokia, Vodafone e Huawei nelle telecomunicazioni;  Bnl nella finanza  ed altri ancora come Atlantia, Acea, A2A, Iren, Toyota, Autogrill, Campari, ecc. 

Le multinazionali di ELIS che avevano già fatto il loro ingresso nella scuola attraverso i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PTCO), assumono ora un ruolo determinante nella programmazione  didattica e nella formazione di docenti e studenti, con il pretesto di rendere le  nuove generazioni più competitive in previsione del loro ingresso nel mercato del lavoro.Tale scelta è perfettamente in linea con il modello proposto dal  governo Draghi e  ribadito dalle linee guida del PNRR.  Alla scuola così organizzata è assegnato il compito di fucina dell’industria 4.0 con curricoli piegati alle esigenze della nuova società globale e alla domanda di know-how proveniente dal tessuto produttivo nazionale.

Nei licei TED, che si inquadrano nella sperimentazione quadriennale che riduce di un anno il corso degli studi, scelta già di per sé regressiva ed aziendalistica,  saranno potenziate le discipline ambientali e scientifiche STEM (Science Technology Engineering Mathematics) e avranno meno peso quelle di tipo storico-filosofico-sociale. I diplomati saranno tecnici esperti e competenti, ma presumibilmente dotati di scarso pensiero critico  che mai metteranno in discussione le scelte politiche operate dalle aziende che li hanno formarti.

Lo slogan, che mette insieme le parole ecologia e digitale, è stato appositamente studiato per attrarre i giovani particolarmente sensibili a queste tematiche, cresciuti al seguito del movimento dei Fridays For Future di Greta Thumberg che si troveranno in aula ad interfacciarsi con “esperti” di sostenibilità ambientale di colossi come ad esempio ENI e SNAM che si occupano di energia fossile e petrolio. E’ inevitabile e preoccupante ipotizzare che l’approccio tecnico possa essere presentato loro come l’unica soluzione del problema climatico senza lasciare spazio a  considerazioni di tipo ecologico, sociale, etico, politico che mettano in discussione il sistema.

L’operazione sembra rientrare nel processo di greenwashing, termine con cui si definisce l’ ecologismo di facciata intrapreso da tempo dalle multinazionali che si spacciano come fautori e difensori dell’ambientalismo, ma che in realtà mirano a ricostruire la propria immagine e a nascondere gli enormi danni causati all’ambiente da decenni di attività illegali ed  inquinanti. Accostare la transizione ecologica e quella digitale è discutibile  e risponde ad una visione datata e ormai superata dal momento che il Web, con 1.850 milioni di tonnellate di C02 emesse annualmente, è la “nazione” che si attesta al quarto posto  dopo Cina, Stati Uniti ed India. La transizione digitale ha poco di ecologico.

E’ indubbio che i temi della sostenibilità e della transizione ecologica e digitale siano di primaria importanza  e per questo devono  far parte del  bagaglio culturale  dei giovani e diventare temi centrali in una  scuola innovativa e al passo con i tempi , ma vanno proposti con modalità diverse evitando strumentalizzazioni  e subordinazioni alle logiche imprenditoriali. Con la proposta del licei TED ci troviamo, però,  di fronte ad un progetto non supportato da criteri didattici,  che non si serve solo di esperti del mondo universitario e della ricerca, ma anche di rappresentanti del mondo industriale le cui finalità sono vincolate ai propri interessi, non a quelli della scienza, del progresso e della comunità. 

La scuola non deve porsi al servizio delle imprese, non deve essere finanziata da privati ma dallo Stato  e soprattutto deve recuperare autonomia  e centralità nello sviluppo del paese. Rifondazione Comunista invita, pertanto, gli studenti, gli insegnanti, i genitori ed il personale della scuola ad informarsi e a mobilitarsi affinché il cammino dei licei TED sia ostacolato dagli Organi Collegiali delle istituzioni scolastiche.  Diciamo NO alla svendita delle risorse e degli strumenti pubblici. 

 

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